Chiamami col tuo Nome: Luca Guadagnino, Timothèe Chalamet e Armie Hammer presentano la loro storia d’amore

Questo è un film non solo sulla scoperta della propria omosessualità, ma della scoperta della sessualità fino ad allora sconosciuta. L’avete interpretata in questo modo? Anche l’atteggiamento della madre mostra un’apertura che ci sogniamo ancora al giorno d’oggi.

Timothée Chalamet: “Si, assolutamente è così. Devo dire che per me, ne parlavo con un regista, il monologo del padre alla fine del film è un modo detto per affrontare le amore. Come rapportarci al nostro istinto nei confronti della sessualità, quel momento tratta del dolore e quel momento del dolore. La scena conclusiva è quella che ho amato di più nel momento in cui lessi il libro 5 anni fa e avevo sottolineato proprio quelle parole. È il momento più potente, ci insegna che avere il cuore a pezzi e provare dolore non aggiunge nulla, sarebbe stupido aggiungere un altro livello”.
Armie Hammer: “Sono pienamente d’accordo su tutto”.
Luca Guadagnino: “Secondo me l’Utopia è la pratica del possibile, si che esiste. L’83 è un anno storicamente che ha segnato il tramonto di in epoca i cui risultati li vediamo ancora oggi. Erano le aperture degli anni ‘70 che si sono trasformate in un’articolazione. Sembra strana la trasmissione del sapere emotivo ai figli, ma è per questo che ho fatto il film”.

Le scene estetiche particolari soprattutto quando copre la scena, ma a volte preferisce elementi eleganti. Quanto il movimento degli attori influisce nelle scelte? Come ha affrontato la scena del dialogo?

Luca Guadagnino: “Posso dire tre cose: la prima è che ho imparato nel tempo che la cosa più importante è il movimento del quadro, a partire dai singoli elementi che lo compongono e a me piace dimenticare la sceneggiatura e ricominciare a tessere la scena insieme. La seconda fase è il montaggio con Walter Fasano con cui lavoriamo da 30 anni, però è il momento in cui noi abbiamo il compito di fare in modo che la tela venga esaltata al massimo, la loro verità deve essere resa scintillante. Io e lui abbiamo una passione per un immaginario decostruttivista con la dissonanza, proviamo a creare armonia in questo. Facciamo i film che vogliamo fare, sempre tranne l’esperienza di Melissa P. Non devo mai fare un film in cui c’è un attore prima di me”.
Armie Hammer: “posso dire che Luca è dotato di una grande capacità di equilibrio, è difficile lavorare con registi ingombranti mentre lui lascia straordinaria libertà. La scelta di lavorare con un unico obiettivo di 35mm è una sola cinepresa ci permette davvero di muoverci liberamente de esprimerci nel modo più giusto. Se questo equilibrio funzionava nell’intento del regista ed era credibile si andava avanti. Altrimenti interveniva ma con domande mirate ed un tocco leggero, chiedeva cose che raramente un attore si sente chiedere come dove sei con la tua testa in questo momento”.

Luca Gudagnino, Timothee Chalamet e Armie Hammer presentano a Roma “Chiamami col tuo nome”

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