Nemmeno il Linkedin per medici è immune alla disinformazione sui vaccini

Si chiama Doximity, è il social dei medici in Usa - aperto solo a chi lavora nella sanità - ma il livello di disinformazione sui vaccini è alto anche in questo ambiente

08/08/2021 di Ilaria Roncone

Si chiama Doximity e, negli Stati Uniti, viene descritto come il social dei medici. Si tratta di una sorta di Linkedin che conta, attualmente, 1,8 milioni di membri che comprendono l’80% dei medici statunitensi. Si tratta di un posto in cui gli addetti ai lavori rimangono aggiornati, condividendo tra di loro tendenze di settore e ricerche, e in cui possono comunicare in maniera sicura con i pazienti. Fare un giro su questo social fornisce la prova che, purtroppo, neanche gli ambienti prevalentemente medici sono immuni dalla disinformazione sui vaccini.

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La disinformazione sui vaccini anche sul social dei medici

A dimostrarlo è un reportage di CNBCNews, che riporta la testimonianza del dottor Paul Malarik – psichiatra in penzione – che dedica cinquanta ore ogni mesi per aiutare a somministrate i vaccini in un pop-up vicino casa sua, in California. Su Doximity, seppure sia un social utilizzato da medici, ci sono moltissimi commenti anti vaccino.

«Raramente si arriva al livello dei microchip nei vaccini – chiarisce il medico – ma molte di queste cose ci sono vicine». Un lavoro attivo contro chi il vaccino lo somministra, così lo definisce il volontario, definendo sconcertante il fatto di trovare su Doximity quel tifo di disinformazione che ci si aspetterebbe su piattaforme come Facebook e Youtube. Quelle, per intenderci, dove persone che hanno fatto l’università della strada pretendono di avere la verità in mano su come si sconfigge il coronavirus e sull’efficacia dei vaccini.

CNBC parla di decine di screenshot ricevuti dalla redazione che rispecchiano quanto affermato dal dottor Malarik, con centinaia di commenti sotto gli articoli sui vaccini che arrivano ad alludere anche a teorie cospirazioniste in maniera superficiale e imprecisa. Quando, invece, si parla di argomenti meno politicamente divisivi il numero di commenti cala drasticamente.

Su Doximity per iscriversi è necessario provare di essere un medico

La questione diventa ancora più grave se si capiscono i meccanismi di Doximity. Ad iscriversi, infatti, possono essere solo gli utenti professionisti della sanita in Usa. Non si tratta di un social network aperto e la piattaforma verifica le iscrizioni attraverso l’identificazione fotografica di una licenza medica, del badge dell’ospedale o e-mail di istituzioni mediche.

Doximity fattura basandosi sui contenuti sponsorizzati e i soldi arrivano, in gran parte, dalle aziende farmaceutiche e dagli ospedali che vogliono pubblicizzare determinati servizi. Non c’è possibilità di pubblicare storie ma solo articoli e pubblicazioni medico scientifiche. Ci sono regole precise contro per contrastare la disinformazione, considerato che tra le undici ragioni che possono portare alla rimozione di contenuti compare anche «la diffusione di informazioni false o fuorvianti».

Doximity afferma di sostenere lo scambio di idee «sulla scienza emergente e le ultime notizie mediche» pur avendo un processo di revisione dei contenuti gestito da medici per i commenti segnalati come potenziale disinformazione. Intanto la Federation of State Medical Boards – organizzazione senza scopo di lucro che rappresenta le commissioni mediche nel paese – ha fatto sapere che i medici che diffondono falsità sui vaccini potrebbero perdere la loro licenza poiché «possiedono un alto grado di fiducia pubblica e quindi hanno una potente piattaforma nella società, che lo riconoscano o meno».

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