Alcuni dipendenti Apple preferiscono lavorare da remoto e con una petizione chiedono più flessibilità all’azienda

Un gruppo di dipendenti Apple sta protestando contro il piano che vorrebbe farli tornare a lavorare in presenza.

22/08/2022 di Giordana Battisti

L’azienda ha chiesto ai dipendenti di tornare a lavorare negli uffici per almeno tre giorni a settimana a partire dal 5 settembre 2022. Come risposta, il gruppo Apple Together ha pubblicato sul proprio sito le Considerazioni sul lavoro in ufficio e lanciato una petizione a sostegno delle proprie proposte e rivendicazioni che a oggi ha raccolto 3184 firme di cui 1445 sono di attuali o ex impiegati Apple.

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Il rapporto complicato di Apple con lo smart working

Sembrerebbe che Apple stia provando da tempo a convincere i propri dipendenti a tornare alla situazione lavorativa precedente alla pandemia. Apple infatti aveva già annunciato a novembre dell’anno scorso i piani per permettere ai dipendenti di tornare a lavorare in presenza in modo progressivo, cominciando da un solo giorno a settimana in presenza e andando ad aumentare i giorni di lavoro in presenza fino a tornare alle modalità di lavoro precedenti alla comparsa dello smart working. I vari piani per il ritorno in presenza sono stati rimandati di mese in mese a causa della risalita dei contagi, per questo Apple non ha potuto emanare le disposizioni per un ritorno al lavoro in presenza esteso a tutti i dipendenti. Tim Cook, CEO di Apple dal 2011, ha sempre enfatizzato l’importanza del lavoro in gruppo ma secondo alcuni dipendenti la “cultura della segretezza” che vige nell’azienda rende difficile e poco stimolante il lavoro in presenza e di conseguenza il lavoro da remoto o una soluzione flessibile tra le due modalità renderebbe i dipendenti più felici e produttivi. La rigidità di Apple riguardo la necessità di lavorare in ufficio e la poca disponibilità verso le esigenze espresse dai dipendenti avrebbero spinto il direttore del machine learning, Ian Goodfellow, a lasciare l’azienda per iniziare a lavorare per Google, dove evidentemente è garantita maggiore flessibilità.

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