Come gestire uno shitstorm sui social network

Essere al centro di uno shitstorm sul web può capitare a personaggi noti come ad aziende e può capitare anche a privati cittadini

03/03/2021 di Ilaria Roncone

Di shitstorm abbiamo sentito parlare spesso e volentieri sui social network. Il termine shitstorm è un prestito dalla lingua inglese e viene utilizzato per connotare un particolare fenomeno legato al mondo social. Si tratta di quell’evento negativo sul web che mette al centro una persona, un’azienda o un gruppo che vengono pesantemente criticati su social, piattaforme o blog – in generale sul web – lì dove c’è la possibilità di commentare e discutere attivamente. Prima di arrivare a uno shitstorm in rete si può verificare un aumento significativo ma non così notevole di commenti negativi; lo shitstorm vero e proprio avviene quando il fenomeno diventa ampio e le parole legate al soggetto messo al centro della questione diventano sempre più emotive e, in parte, anche offensive e aggressive. Vediamo insieme shitstorm significato e come gestire la situazione se capita di esserne vittima.

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Shitstorm significato

Lo shitstorm significato, letteralmente, è “tempesta di mer*a” e arriva – come abbiamo già accennato – dall’inglese. Quando qualcuno subisce uno shitstorm viene letteralmente investito da una tempesta di insulti e giudizi volgari o meno volgari ma comunque ad alto tasso emotivo. In Italia il termine si è diffuso maggiormente quando la stampa ha deciso di adottarlo per caratterizzare questi fenomeni che riguardano maggiormente il web. Da cosa nascono gli shitstorm? Si tratta di una tempesta di insulti frutto del meccanismo principe della comunicazione online, il fatto di digitare da dietro una tastiera. Dal momento in cui qualcuno commette un errore o fa qualcosa per il quale lo condanneremmo ci accaniamo con un linguaggio che sfocia spesso e volentieri nell’aggressività e nel disprezzo – fino ad arrivare agli insulti veri e propri – forti del fatto di non poter essere puniti.

Shitstorm sui social

Finora abbiamo assistito, purtroppo, a un’infinità di casi di shitstorm sui social. Abbiamo lo shitstorm Telegram, lo shitstorm Instagram e su tutti i social esistenti. Tante volte si tratta di casi in cui vengono chiamati in causa personaggi politici, celebrità, marchi o anche privati cittadini poiché nessuno è immune al fenomeno se, in una giornata X, il popolo del web decide che tu debba essere la vittima designata. Lo shitstorm è legato a una serie di reati compresi la molestia e la diffamazione delle persone. Con gli shitstorm siamo nell’ambito dell’hate speech e, in Italia, è recente la proposta che riguarda anche i giornali di sospendere i finanziamenti alle testate che alimentano l’odio.

Gli hater che parlano per umiliare e sminuire sui social dando vita, online, a una vera e propria valanga di insulti che possono essere anche utilizzati come prova e assumere rilevanza penale. In Italia risulta ancora complesso prendere provvedimenti in tal senso – ovvero contro i crimini di odio che quotidianamente vengono commessi su internet contro una vittima designata -: seppure in teoria, come abbiamo già accennato, insulti e incitamento all’odio possano essere ricondotti a reati come la diffamazione, non sempre in tribunale si riesce poi a far valere la questione e a ottenere giustizia.

Come gestire uno shitstorm

Quando ci si trova al centro di uno shitstorm non è facile venirne fuori. Quando si è vittima di un social media shitstorm – da individuo famoso, privato cittadino o da brand – la prima cosa da fare è non perdere la calma. Lo shitstorm può cominciare per ragioni valide o inesistenti, ma la reazione deve sempre prevalere per rispondere in maniera efficace. L’imperativo, in casi come questo, è quello di far sì che le acque si calmino e che la situazione non degeneri ulteriormente. Per prima cosa occorre inquadrare la situazione e capire se davvero avrà luogo lo shitstorm.

La censura shitstorm non è mai la soluzione. Ricordando sempre che bisogna evitare di alimentare la polemica, censurare quello che gli utenti del web dicono non è mai una buona idea – questo soprattutto quando è un brand ad entrare nella tempesta -. Differente è quando al centro si trova un privato cittadino o un personaggio pubblico, che dovrebbero essere tutelati e tutelarsi in ogni modo possibile quando divengono bersagli di insulti, minacce e incitamento all’odio. Se ci si trova al centro di critiche che sono fondate la cosa migliore da fare è ammettere di aver sbagliato, fermo restando che nessuno può essere reso bersaglio dello sport dell’insulto libero o di minacce.

Sempre nell’ambito della gestione di shitstorm da parte di aziende è importante, oltre ad ammettere l’errore, comunicare apertamente con gli utenti utilizzando ogni canale possibile e stimolando le discussioni costruttive in merito. Ci sono crisi che mettono un brand al centro di uno shitstorm che, se gestite in maniera adeguata, possono portare anche vantaggi con un aumento di popolarità del marchio che esce dalla tempesta in maniera intelligente e senza alimentare ulteriormente le polemiche e l’odio che già si è creato e che è stato fomentato per un periodo che può variare da qualche ora a una giornata fino ad arrivare anche ad alcune settimane.

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