La proposta della sospensione dei finanziamenti ai giornali che usano hate speech

Il report finale del gruppo di lavoro contro l'hate speech è stato pubblicato sul sito del ministero per l'Innovazione tecnologica

10/02/2021 di Redazione

Il gruppo di lavoro contro l’odio online – che ha visto l’interazione del ministero dell’Innovazione tecnologica, del ministero della Giustizia e del sottosegretariato alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria – ha chiuso il suo report sul tema. Si tratta, più che di un piano organico per la lotta contro questo fenomeno, di una sorta di fotografia dello stato dell’arte, accompagnato da una serie di proposte generali che si sviluppano su tre livelli differenti: quello della prevenzione, quello della legislazione dedicata e quello afferente ai controlli delle piattaforme sulle quali l’hate speech normalmente si diffonde.

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Hate speech, cosa ha deciso il gruppo di lavoro voluto dal governo

In una condizione di estrema difficoltà legata senza dubbio al periodo di emergenza sanitaria che stiamo affrontando, nel pieno di una crisi politica che porterà – in tempi più o meno brevi – a un cambiamento nella compagine governativa (e nel suo indirizzo), il gruppo di lavoro è riuscito in ogni caso a presentare un documento riassuntivo delle attività svolte fino a questo momento. Il gruppo di lavoro era composto da Giovanni Boccia Artieri, Sara Bentivegna, Carlo Blengino, Gioele Brandi, Valter Campanile, Agnese Nadia Canevari, Giovanna Cosenza, Luca De Biase, Alessandra De Marco, Juan Carlos De Martin, Lorenzo Del Giudice, Stefano Epifani, Simona Genovese, Paolo Iabichino, Triantafillos Loukarelis, Anna Masera, Sonia Montegiove, Martina Pennisi, Laura Pertici, Walter Quattrociocchi, Emma Rizzato, Rosy Russo, Ferruccio Sepe, Ilaria Sotis e Giovanni Ziccardi.

Per tutta la prima parte del file che è disponibile qui nella sua versione integrale, gli esperti hanno spiegato lo stato attuale del dibattito sull’hate speech in Italia e in altri Paesi d’Europa. La parte più “pragmatica” del documento è quella in cui si propongono alcune iniziative che, all’interno dei nostri confini, potrebbero rappresentare una sorta di base di partenza per combattere il fenomeno.

Le attività di prevenzione suggerite riguardano gli ambienti scolastici (con l’implementazione di animatori digitali, di campagne “riabilitative”, di piani nazionali di sensibilizzazione sul tema a partire dalle classi), le famiglie, le aziende e i media. Da questo punto di vista, oltre a prevedere un rafforzamento della formazione giornalistica obbligatoria sul tema dell’hate speech, si è parlato della possibilità di integrare la carta deontologica con una sezione specifica sui linguaggi d’odio ma, soprattutto, del fatto di collegare l’erogazione dei finanziamenti pubblici ai giornali all’utilizzo, da parte di questi ultimi, di un linguaggio che non preveda odio ed espressioni discriminatorie.

Per quanto riguarda gli interventi normativi, si riconosce la difficoltà di azione da questo punto di vista: un piccolo campo minato, che potrebbe sovrapporsi alla libertà di informazione e di espressione. Tuttavia, resta valido il principio – ed è stato sottolineato – che quanto è illegale off-line resta illegale anche online. Da questo punto di vista, invece, si chiede una maggiore attenzione delle piattaforme social che, abitualmente, rappresentano il terreno privilegiato per la diffusione di linguaggi d’odio.

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