È deontologico che Senaldi indichi alcuni colleghi (da Santoro a Lucarelli) come «figure macchiettistiche»?
L'editorialista di Libero si è lasciato andare a un'invettiva contro i giornalisti che criticano la Meloni
05/10/2022 di Gianmichele Laino
Ma vivaddio che la si possa pensare diversamente. Il fatto che Giorgia Meloni sia stata la leader del partito più votato alle ultime elezioni politiche italiane, il fatto che verosimilmente sarà lei la prossima presidente del Consiglio, significa automaticamente che tutto il resto del mondo debba uniformarsi e tesserne le lodi? Oppure le voci critiche possono ancora esistere? L’ebrezza di vittoria che ha colpito la stampa conservatrice (o di destra dichiarata) in Italia ha portato sempre più spesso, negli ultimi giorni, a compilare liste e listini di persone che, invece, hanno opinioni diverse rispetto a quella degli italiani che hanno espresso una indicazione di voto decisamente chiara nelle urne. Così Piero Senaldi, editorialista di Libero, oggi replica questo esercizio e fa un elenco di nomi di giornalisti che, secondo lui, sarebbero gli unici a rimanere ancorati alle critiche a Giorgia Meloni e a prendersela con il pericolo neo-fascista. Lo fa usando toni non certo lusinghieri.
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Senaldi contro giornalisti come Santoro e Lucarelli: il listino su Libero
Secondo Senaldi, la sinistra – per cercare di strappare un governo il più tecnico possibile – ha abbassato il livello delle critiche nei confronti di Giorgia Meloni. Ma il giornalista indica lo stesso una serie di colleghi e di intellettuali che starebbero continuando nel loro esercizio critico: «Il ruolo di randellatori a prescindere è stato lasciato a figure di secondo piano, quasi macchiettistiche ormai, come Scurati, Santoro, Rula Jebreal, Saviano, Lucarelli, Marzano, Berizzi».
Ora, ci sono delle norme deontologiche che imporrebbero un certo rispetto nei confronti di quelli che esercitano la professione. All’articolo uno del Testo unico dei doveri del giornalista, si cita la legge 69 del 1963 in cui si specifica che «Giornalisti e editori…sono tenuti a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori». Di certo definire “figure di secondo piano macchiettistiche” dei giornalisti che hanno contribuito alla storia di questa professione in Italia non si sposa benissimo con questo principio deontologico. Oltre a non conciliarsi con il naturale rispetto che dovrebbe contraddistinguere il rapporto tra colleghi.
Ma – al di là dei vari piani – il fatto che possano esserci delle riserve su chi esprima idee diverse rispetto a quelle della maggioranza resta sempre pericoloso. E la compilazione di liste e di listini – operazione sempre fastidiosa – di certo non aiuta ad allontanare spettri rispetto alla premessa che ha animato Libero nella stesura dell’articolo.
NB. L’articolo contiene delle opinioni personali dell’estensore