L’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni sta decidendo il futuro di internet

Considerato che i candidati sono un russo e un'americana e le conseguenze dell'azione del Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, la questione sta ricevendo poca attenzione

29/09/2022 di Ilaria Roncone

Nella giornata di oggi, a Bucarest, i delegati di tutti i paesi Onu si riuniscono per designare cinque responsabili che andranno a guidare l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (agenzia delle Nazioni Unite) e a dare forma alla governance di internet nel prossimo futuro. Fondata nel 1865, all’epoca l’UIT aveva lo scopo di garantire l’interoperabilità dei sistemi telegrafici in Europa. Va da sé come, a partire da quel momento, il mandato si sia ampliato andando a includere le moltissime nuove forme di tecnologia – fino a quelle digitali – nate nel corso del secolo successivo. Oggi l’oggetti principale del lavoro di questa agenzia sono internet e le varie sfide in ambito di comunicazione transfrontaliera, orbite satellitari e standard di cavi in fibra ottica (solo per citarne alcuni).

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Sovranità informativa in discussione presso l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni

Si parla di una vera e proprio sovranità informativa, ovvero del controllo delle informazioni cui la popolazione – tramite rete – può accedere per tutti quei paesi che ritengono che media stranieri o attivisti possano minare la solidità del loro governo. Ecco la prima di tutte le sfide culturali nella comunicazione e nello scambio di dati e informazioni tra i paesi nel mondo di cui, come è ovvio che sia, Russia e Cina sono le prime esponenti. Il tentativo che i due paesi stanno facendo è quello di ampliare la definizione di crimine informatico introducendo – al posto di sicurezza informatica” – “sicurezza dell’informazione”.

Si tratta di un termine interpretabile a livelli tali che si potrebbe, così, avere ulteriore margine di manovra nel controllo dei contenuti in rete. Ad opporsi a questa proposta sono Usa e Regno Unito, che già nel 2012 si rifiutarono di firmare un trattato che avrebbe politicizzato un’agenzia che – di fatti – nasce come organismo neutrale di standardizzazione. Come spiega The Record, l’unica azione politica è un voto ogni cinque anni per eleggere i funzionari tramite scrutinio segreto con maggioranza relativa e ogni stato membro che pesa per un voto. Proprio queste votazioni starebbero diventando, nell’ultimo periodo, operazioni ampie e competitive.

La volontà di influenzare la governance di internet

Se prima, per esempio, gli Usa magari nemmeno avrebbero proposto un loro candidato – spiega una portavoce di Chatham House, centro studi britannico, specializzato in analisi geopolitiche e delle tendenze politico-economiche globali – oggi la situazione è diversa. C’è la necessità – mai sottolineata finora – di portare i valori della democrazia in rete.

Un portavoce del  Dipartimento per il digitale, la cultura, i media e lo sport del Regno Unito ha detto che, secondo loro, «questo non è il momento giusto per vedere russi eletti a posizioni di vertice, quando il regime di Putin sta violando il diritto internazionale e la Carta» in riferimento a un candidato russo. Internet – secondo il portavoce deve rimanere «aperto, pacifico e sicuro» e questo accade solo se si mantiene «l’approccio multi-stakeholder in cui si riuniscono le persone – imprese, governi, esperti, regolatori – piuttosto che un approccio restrittivo dall’alto verso il basso per la definizione delle regole, che è tutto incentrato sulla definizione di regole che limitano l’accesso a Internet».

Il punto è che chi verrà eletto come Segretario generale potrebbe, in sostanza, decidere le sorti del web aperto. Da un lato si parla di una rete che rimane decentralizzata e aperta, dall’altro si potrebbe propendere per un sistema messo in mano ad aziende e nazioni che potrebbero – a seconda del loro governi – esercitare un controllo più o meno ampio. Sono due i candidati: l’americana Doreen Bogdan-Martin e il russo Rashid Ismailov, entrambi esperti – nei rispettivi paesi – di telecomunicazioni. Se per quanto riguarda il collegare ogni persona al mondo di internet mobile i due programmi elettorali si assomigliano (entro il 2030 in entrambi i casi), il punto di vista diverge sulla questione dell’internet libero, col candidato russo che vuole respingere quello che chiama dominio americano sulla rete.

Il rischio maggiore, qualora vincesse un candidato che tende – per ragioni si sovranismo – a  chiudere la rete lo ha spiegato Göran Marby, capo dell’Internet corporation for assigned names and numbers (Icann): «Le persone di tutto il mondo potrebbero non essere più in grado di connettersi a un unico internet interoperabile».

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