La raucedine di Carlo Calenda quando parla con un giornalista del Fatto Quotidiano

La battuta social del leader di Azione dopo lo scontro a Piazzapulita con Peter Gomez

22/01/2021 di Enzo Boldi

È stato un duello dialettico acceso e, alla fine, entrambi i contendenti sono rimasti sulle proprie posizioni sostenendo i propri dati. Giovedì sera a Piazzapulita, su La7, è andato in onda lo scontro Calenda-Gomez sui numeri del tasso di mortalità Covid in Italia. Il leader di Azione ha citato i numeri raccolti dall’Unione Europea dall’inizio (ufficiale) della pandemia, mentre il direttore dell’edizione online de Il Fatto Quotidiano ha sottolineato (facendo sua la tesi del professor Massimo Galli) come i dati dal mese di settembre (quando c’è stato un notevole aumento del tracciamento del virus attraverso un numero molto più alto di tamponi) non pongano l’Italia al vertice di questa triste graduatoria Europea (seconda solo al Belgio).

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Una discussione accesa che ha visto i toni alzarsi in più occasione. Il risultato? Nessuno dei due ha mollato la propria tesi e il confronto dialettico si è concluso con un nulla di fatto (tra loro).

Scontro Calenda-Gomez a Piazzapulita sui tassi di letalità-mortalità del Covid in Italia

Alcuni utenti social hanno evidenziato allo stesso Carlo Calenda come il suo tono di voce fosse contraddistinto da una leggere raucedine durante il confronto con Peter Gomez. E il leader di Azione – che ieri ha anche annunciato la creazione di una coalizione elettorale con +Europa – ha replicato con una battuta che tira in ballo l’allergia che si palesa quando si trova a parlare con un giornalista de Il Fatto Quotidiano.

 

Chi aveva ragione alla fine?

Al netto della battuta social, occorre sottolineare come lo scontro Calenda-Gomez si basasse su due parametri molto differenti. Il leader di Azione, infatti, citava numeri noti (e ufficiali) a livello europeo. Si trattava di un dato puro (cioè riscontrabile) sull’effettivo tasso di mortalità del Covid nel nostro Paese: insomma, una classica equazione che porta l’Italia ai vertici. Il direttore dell’edizione online de Il Fatto Quotidiano (citando il professor Massimo Galli), invece, ha preso spunto dai numeri a partire dal mese di settembre, cioè da quando i tamponi molecolari (prima ancora dell’inserimento nel conteggio quotidiano di quelli antigenici) sono di gran lunga aumentati. Secondo l’infettivologo del Sacco di Milano, infatti, il tasso di letalità – ovvero la percentuale tra il numero di malati (o contagiati) e i decessi – nei primi mesi della pandemia è falsato dalla scarsa ricerca del virus attraverso i test. Per questo motivo, secondo lui, quei dati non rispecchiano la realtà. Sta di fatto che entrambe le tesi sono valide, ma da due punti di vista differenti. A partire dal concetto di letalità e mortalità (percentuale tra il numero di vittime e la popolazione) e dai riferimenti temporali.

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