Come è andato a finire il caso della cartella clinica di Messina Denaro pubblicata da alcuni quotidiani

Il Garante ha sanzionato, in maniera diversa, alcune testate che l'avevano mostrata al pubblico: il tema dei dati sanitari non può essere sottovalutato nemmeno per i capi di Cosa Nostra

19/06/2023 di Redazione Giornalettismo

Eravamo la voce di uno che gridava nel deserto. Al momento dell’arresto di Matteo Messina Denaro, nell’euforia generale per il fatto che uno dei capi più efferati di Cosa Nostra fosse stato assicurato alla giustizia, diverse testate si erano sentite legittimate a diffondere alcuni dati molto riservati dell’ultimo capo dei capi. Tra queste, la cartella clinica (sotto falso nome, tra l’altro) che conteneva informazioni sull’attuale stato di salute del boss mafioso. Avevamo già detto all’epoca che la diffusione di questi dati non era corretta. A quattro mesi di distanza, nel mese di aprile (ma la notizia ha assunto rilevanza soltanto negli ultimi giorni), è arrivata la sanzione cartella clinica Messina Denaro contro quattro testate che avevano pubblicato la documentazione. A deliberarle, ovviamente, il Garante della Privacy.

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Sanzione cartella clinica Messina Denaro, la decisione del Garante della Privacy

L’agenzia di stampa Adnkronos aveva pubblicato le foto della cartella clinica di Messina Denaro in cui compariva il nome di Andrea Bonafede e che conteneva informazioni riguardanti la diagnosi, risalente al 2020, di un cancro al colon. La foto è stata rilanciata da diverse testate. La notizia è che l’Adnkronos è stata sanzionata, visto «il divieto del trattamento dei dati sanitari indicati nell’articolo in esame, ivi compresi quelli contenuti nel menzionato referto di laboratorio posto a corredo dello stesso, nonché di ogni altra analoga informazione riportata in altri eventuali articoli pubblicati nel medesimo sito, nei termini sopra descritti». La sanzione comminata dal Garante della Privacy è di 15mila euro. Successivamente, per le altre testate che avevano diffuso la cartella clinica, sono arrivate altre sanzioni. Nella fattispecie, 2500 euro per DayItaliaNews, 15mila euro a Palermo Today e 2500 euro a LaCronaca24.

Si tratta di una sanzione che va a colpire tutte le aziende che, già nell’immediatezza dei fatti, erano state raggiunte da un provvedimento di limitazione e che, in seguito a questo provvedimento, si erano comportate di conseguenza. L’importanza di questa sanzione, al di là della rilevanza del personaggio e del fatto di cronaca, indica chiaramente la direzione: non si possono pubblicare i dati sanitari di una persona, anche se questa è considerata (ed è stata più volte condannata) come efferato criminale; non si possono pubblicare a prescindere, anche se la persona in questione non ha presentato alcuna protesta formale per la diffusione dei dati personali; non si possono pubblicare in seconda battuta, nemmeno cioè se la fonte principale aveva già provveduto a rendere pubblica la notizia con i relativi dati personali in essa contenuti.

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