Salvini collega la multa dell’Antitrust ad Amazon alla «concorrenza sleale a negozianti e artigiani»

Tuttavia, il provvedimento riguarda l'abuso di posizione dominante nella distribuzione dei beni (che possono essere venduti su Amazon anche da negozianti e artigiani citati da Salvini)

11/12/2021 di Gianmichele Laino

Ogni volta che succede qualcosa ad Amazon – abbiamo assistito a dichiarazioni simili anche nel novembre 2020 -, Matteo Salvini tira fuori la storia del comprare italiano, comprare da artigiani, comprare da negozianti eccetera. Lo ha fatto anche all’indomani della notizia della multa da 1,1 miliardi di euro comminata dall’Antitrust al colosso dell’e-commerce per abuso di posizione dominante. La notizia è stata immediatamente cavalcata da Salvini, che ha realizzato un tweet in cui si dava conto di una iniziativa della Lega in merito.

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Salvini su Amazon e il punto non centrato (come spesso accade)

Multa da oltre un miliardo di euro ad Amazon dall’Antitrust per “Abuso di posizione dominante”. Come Lega abbiamo depositato – a mia prima firma – un emendamento che riguarda il pagamento dell’Iva da parte delle multinazionali che rischiano di fare concorrenza sleale a negozianti e artigiani. Nel dettaglio: obbligo di fatturazione elettronica per chi vende determinati beni mobili su piattaforma elettronica; pagamento F24 IVA con onere di invio al gestore piattaforma; responsabilità solidale del gestore della piattaforma sull’Iva eventualmente non versata; esclusione per chi stipula contratto di commissione con il gestore».

Problema: collegare la multa comminata ad Amazon a questo insieme di provvedimenti non è corretto. E, inoltre, con questo emendamento, siamo sicuri che Salvini voglia fare un favore a quegli artigiani o negozianti che dice di voler tutelare? Partiamo con ordine.

Il provvedimento dell’Agcm

La multa ad Amazon è stata elevata per abuso di posizione dominante, ma relativamente ai suoi servizi di logistica. L’Agcm ha rilevato, infatti, che mentre gli operatori che collaborano con Amazon ottengono dei vantaggi dalla piattaforma, quelli che non collaborano con il colosso vengono di conseguenza penalizzati. Si pensi all’accesso al programma Prime: tutti coloro che aderiscono, contribuendo a far fidelizzare l’utente ad Amazon, vengono sicuramente messi in maggiore evidenza rispetto a quelli che non aderiscono: possono partecipare a iniziative con importanti scontistiche e non sono soggetti a quel sistema di valutazione stringente che Amazon prevede per chi non sfrutta la sua logistica.

Dunque, l’abuso di posizione dominante riguarda principalmente la distribuzione. Non certo il rapporto di forza con l’artigiano o con il negoziante che, anzi, può sfruttare Amazon per uscire fuori dal perimetro delle sue vendite tradizionali e farsi conoscere anche in altre aree territoriali.

Foto IPP/Fabio Cimaglia – Roma

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