Salvini: «Normale che in Italia sospendono l’account per una frase fuori posto e che i talebani hanno un profilo Twitter?»

Il leader della Lega si intesta un'altra battaglia, ma ancora una volta è approssimativo

25/08/2021 di Gianmichele Laino

Matteo Salvini ha individuato un altro obiettivo sensibile: gli account Twitter dei talebani. Il leader della Lega, con qualche giorno di ritardo rispetto a quando la comunità internazionale si è occupata del problema, ha iniziato a chiedersi, sui social network, perché i talebani abbiano libero accesso a una piattaforma come Twitter. Tuttavia, lo fa con una certa approssimazione. In un messaggio sui social network, l’ex ministro dell’Interno si chiede: «Nonostante omicidi e violenze, nonostante siano riconosciuti come “organizzazione terroristica” a livello internazionale, i criminali islamici Talebani hanno un profilo Twitter operativo. Mentre in Italia e nel mondo sospendono o chiudono l’account per una parola o una frase fuori posto, senza spiegazioni, ai talebani tutto è concesso. Vi pare normale? A me no».

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Salvini contro Talebani e i loro account Twitter

Nel tweet, poi, Salvini indica l’account di Suhail Shaheen, il portavoce per i media stranieri dei Talebani. Del resto, non si tratta di certo dell’unico account dei Talebani (e dei loro vertici) al momento presente su Twitter:

Se proprio avesse voluto innescare correttamente la polemica, Salvini avrebbe dovuto indicare anche gli altri account talebani, come ad esempio quello di Zabihullah Mujahid, che rappresenta la voce ufficiale dell’Islamic Emirate of Afghanistan. O, ancora, altri account che hanno pubblicato, in questi giorni, immagini provenienti direttamente dal cuore della gestione del Paese da parte degli stessi talebani. L’elenco è molto lungo e la questione è stata già affrontata dai media internazionali. A questo proposito, Twitter aveva già dato una risposta: come ha sempre fatto, i contenuti ritenuti violenti o non in linea con le proprie policies sarebbero stati rimossi. Una spiegazione che, come vi abbiamo già raccontato, non ha convinto affatto gli osservatori internazionali e che rispecchia l’imbarazzo dei grandi social media in questo momento nel contesto della gestione degli account dei Talebani (insolitamente attivi, 20 anni dopo, su mezzi di comunicazione tipici delle grandi multinazionali occidentali).

L’inquadramento corretto del problema

Ma l’errore di Salvini sta anche nell’affermare che Twitter «in Italia e nel mondo sospende o chiude l’account per una parola o una frase fuori posto, senza spiegazioni». Le spiegazioni per la sospensione o la chiusura degli account sono pubbliche e possono ritrovarsi nelle policies della piattaforma: quando un account pubblica contenuti non in linea con quello che c’è scritto in questo documento (ad esempio, video violenti, materiali pedopornografici, fake news a vari livelli), la società interviene con un procedimento disciplinare. Salvini sembra seguire un certo filone – particolarmente orientato su Twitter – secondo cui con Donald Trump, ad esempio, il social network è stato molto severo, mentre risulterebbe molto più permissivo con gli account dei talebani. Una posizione che può anche essere considerata legittima, ma che dovrebbe basarsi su una corretta contestualizzazione del problema. Senza, come al solito, parlare alla pancia dei followers.

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