Facebook ha rimosso il profilo del giovane fermato per l’attentato contro Salman Rushdie

Una mossa in linea con altri eventi del recente passato

13/08/2022 di Enzo Boldi

Gli Stati Uniti sono sotto choc dopo quanto accaduto nella giornata di venerdì 12 luglio a Chautauqua. Nel piccolo comune nello Stato di New York, era in corso un convegno durante il quale stava intervenendo anche il noto scrittore indiano, naturalizzato britannico, Salman Rushdie. E mentre il 75enne si trovava sui seggiolini in platea per lasciare spazio anche alle altre personalità previste dal palinsesto dell’evento, un giovane si è abbattuto contro di lui come una furia, brandendo una lama che ha provocato profonde e gravissime ferite sull’uomo. Lo scrittore è stato immediatamente ricoverato e sottoposto ad alcune delicate operazioni chirurgiche. Nel frattempo, le forze dell’ordine hanno braccato il giovane che ha tentato di ucciderlo e mentre si cerca di capire il movente di questo folle gesto, Facebook ha deciso di chiudere il profilo social dell’accusato.

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Il 24enne del New Jersey bloccato dalle forze dell’ordine americane, ha detto di chiamarsi Hadi Matar. Era entrato all’interno di quella sala congressi di Chautauqua con un regolare biglietto, prima di affondare ripetutamente la sua lama nel corpo dello scrittore. E subito dopo il fermo, probabilmente per via di una richiesta ufficiale del FBI, Facebook ha sospeso e reso irraggiungibile l’account del giovane.

Ovviamente, l’intervento del social network ha una duplice valenza: evitare che frotte di utenti si riversino su un account per inondarlo di commenti e insulti e aiutare gli inquirenti.

Salman Rushdie, Facebook rimuove profilo presunto attentatore

Perché, è necessario ricordarlo, quando una piattaforma social cancella un account (ovvero lo fa indipendentemente dalla richiesta del titolare di un profilo o di una pagina) i dati non vengono dispersi e cancellati. Quelle informazioni contenute nell’account social del giovane accusato per il tentato omicidio di Salman Rushdie sono già state fornite e rimarranno a disposizione degli inquirenti, anche in versione offline. Perché, come già capitato in passato, l’eventuale reticenza nella spiegazione del movente per questo folle gesto potrebbe essere colmata dai contenuti condivisi sui diversi profili social.

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