Maroni lancia l’allarme: «Il governo non è a rischio per il caso Siri, ma per quello Giorgetti»

Guardare il dito, ma non la luna. È questa la sintesi fatta da Roberto Maroni nella sua intervista rilasciata a La Stampa. Il dito è il caso del sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Armando Siri; la luna è l’assunzione di Federico Arata, figlio dell’imprenditore siciliano coinvolto in un’inchiesta della procura di Palermo, a Palazzo Chigi – come consulente esterno – fatta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Sono queste le due spine che stanno dividendo, ancor di più, la maggioranza di governo, ma una è più grave dell’altra. E, secondo l’ex governatore della Regione Lombardia, l’attenzione politica e mediatica si è spostata (e non è un caso) sulla vicenda che può avere meno riverberi nell’Esecutivo gialloverde.

Roberto Maroni ha spiegato di essere contrario alle dimissioni di Armando Siri «altrimenti vincerebbe la logica delle procure». Dovrebbe vigere, secondo l’ex governatore, il principio di innocenza rispetto a quello di colpevolezza. Poi il tema dell’intervista si sposta su un altro presunto ‘scandalo’ che coinvolgerebbe un uomo forte della Lega che, però, non viene attaccato dal Movimento 5 Stelle perché, a differenza di quanto accadrebbe con il caso Siri, sarebbe messa veramente a repentaglio la tenuta della maggioranza per il ruolo e il peso specifico che ha questo personaggio.

Roberto Maroni e il caso Giorgetti-Arata

Si tratta del sottosegretario a Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti e dell’assunzione di Federico Arata, figlio dell’imprenditore siciliano coinvolto nel caso Siri (e non solo), assunto come consulente esterno in un ufficio della Presidenza del Consiglio. «Se Arata padre era il male assoluto perché avrebbe avuto rapporti con la mafia, almeno stando alle accuse della Procura – spiega Roberto Maroni – e il figlio era suo complice, allora l’assunzione da parte di Giancarlo Giorgetti del figlio ‘del male assoluto’ potrebbe essere devastante. E però non se ne parla».

Le non accuse interessate del Movimento 5 Stelle

L’accusa di Roberto Maroni è indirizzata a Luigi Di Maio: «Sa bene che parlare di Siri è una cosa, ma parlare di Giorgetti metterebbe davvero a rischio il governo. Detto questo – prosegue l’ex governatore della Lombardia – Siri non deve dimettersi e Giorgetti non deve dare spiegazioni. Ma, ripeto, il vero problema non è Siri, ma Giorgetti»

(foto di copertina: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)

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