Quali saranno gli obblighi per aziende e influencer dopo il ddl Beneficenza e cosa rischiano

Lo hanno subito definito decreto Ferragni, visti i recenti fattiu di cronaca. Ma si annuncia una stretta per le aziende e per i creator a cui le aziende si appoggiano in fase promozionale

25/01/2024 di Gianmichele Laino

Il caso Ferragni-Balocco ha provocato un vero e proprio terremoto nell’opinione pubblica. Sicuramente, la stampa ha contribuito moltissimo alla propagazione di ogni dettaglio del caso, sia per la rilevanza ormai assunta da una influencer con quasi 30 milioni di followers su Instagram, sia per come è stata gestita la questione legata al brand Balocco in un momento di ampia visibilità dell’azienda stessa (che ha tra i suoi core business i dolci natalizi), ovvero quello della fine dell’anno. Ma un conto è la discussione che si è generata sulle piattaforme, un conto è incidere anche sull’attività legislativa del parlamento italiano. Abbiamo già descritto, in un altro articolo del nostro monografico di oggi, il contenuto del cosiddetto ddl Beneficenza, ma adesso approfondiamo quali sono i rischi che corrono le aziende e i content creator a cui le aziende stesse si appoggiano.

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Ddl Beneficenza, quali sono i possibili rischi per brand e influencer

Innanzitutto, la bozza del testo prevede che – all’interno dei messaggi a contenuti benefici – possano essere evidenti: le finalità a cui sono destinati i proventi della beneficenza, l’importo della beneficenza, se predeterminato; oppure, in caso contrario, la percentuale della vendita del prodotto destinata all’attività benefica. Questi sono i principi che devono essere rispettati e che, a quanto pare, saranno soggetti al vaglio dell’autorità garante della concorrenza e del mercato. In caso di violazioni, infatti, sarà proprio l’Agcm a sanzionare il soggetto che le ha commesse con una cifra compresa tra i 5mila e i 50mila euro.

Tuttavia, la gravità della sanzione varia in riferimento al prezzo di listino di ciascun prodotto e al numero di prodotti che sono stati messi in vendita. E, comunque, se la gravità non è così accentuata, la sanzione può essere ridotta fino a due terzi (così come, al contrario, potrebbe essere aumentata di due terzi in relazione a una maggiore gravità). Se prendiamo come punto di riferimento le attività commerciali degli influencer, ad esempio, è opportuno effettuare una riflessione sulla sanzione.

Alcuni contenuti (stiamo parlando, nella fattispecie, dei contenuti digitali) hanno un valore economico per i creators di gran lunga superiore alla previsione massima della sanzione (secondo le ultime rilevazioni, un video su YouTube può generare, per un top influencer, una cifra che oscilla tra i 200mila e i 250mila euro). Se contempliamo anche le attività offline, è facile immaginare come queste possano superare anche le cifre medie di questi singoli contenuti digitali. Sia chiaro: quella di cui si sta parlando è solo una bozza. Ma – per alcuni soggetti -, se le cifre delle sanzioni dovessero essere confermate, si tratterebbe di cifre piuttosto secondarie rispetto al volume d’affari.

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