Se siete stati taggati in una foto Facebook potreste ricevere un risarcimento

La questione del risarcimento Facebook coinvolge gli utenti dell'Illinois che hanno querelato la piattaforma tramite causa collettiva

27/05/2022 di Ilaria Roncone

Ci sono utenti che stanno ricevendo fino a 397 dollari di riscatto per la privacy dei loro dati violata da Facebook. Si tratta, per ora, di una somma riconosciuta a utenti dell’Illinois che sono state taggate nelle foto online e che hanno intentato una causa collettiva contro Facebook affermando che la piattaforma avrebbe utilizzato impropriamente e in maniera illegale i dati sul riconoscimento facciale che aveva raccolto senza consenso creando un meccanismo che spinge le persone a taggare gli amici. Questo primo risarcimento Facebook, in teoria, è solo l’inizio.

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Risarcimento Facebook di quasi 400 dollari per utilizzo improprio di dati

Questo è solo l’inizio – come sottolinea anche CNBC – perché, considerato l’andazzo attuale e gli stati che puntano a regolamentare sempre di più le Big Tech per proteggere i diritti di quelli che sono prima cittadini e poi utenti, è probabile che ci siano nuove cause. Già in Illinois ci sono Google Photos e Shutterfly che hanno subito cause collettive per ragioni simili e, anche in questi casi, si sta virando verso un risarcimento milionario.

Non solo social, comunque, se si considera che Pret a Manger (catena di paninoteche) ha patteggiato una causa per quasi 680 mila dollari dopo l’accusa di aver conservato le impronte digitali dei dipendenti per via del sistema di rilevazione degli orari; secondo la legge sulla privacy biometrica dell’Illinois questa azione è illegale. L’Illinois, negli Usa, è uno dei paesi più severi in quanto a regolamentazione della privacy utenti quando si tratta di nuove tecnologie.

Palando con CNBC, l’avvocato Paul Geller ha sottolineato come «la tecnologia sia fantastica, ma con cose come il riconoscimento facciale c’è un lato oscuro. Le persone non si rendono conto che siamo sorvegliati più di quanto non sappiamo». Il riconoscimento facciale che spinge a taggare le persone è uno di questi casi poiché, una volta taggato, un volto diventa disponibile anche per le aziende al di fuori delle mura. Qualche esempio pratico: la capacità di collegare in maniera istantanea un volto a un nome – e a tutte le informazioni personali annesse – rende più semplice per le persone molestare qualcuno, mettere a rischio la sua sicurezza quando si tratta di vittime di violenza domestica, di sex workers e ancora di coloro che vivono sotto scorta.

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