Le richieste di SIAE a Meta e il mercato musicale internazionale

I dati economici sono pochi, ma possono essere importantissime le date. A partire dal precedente accordo siglato nel 2020, quando Meta si chiamava Facebook e non era ancora stata recepita la direttiva Copyright

07/04/2023 di Enzo Boldi

È passato quasi un mese da quando parte della libreria musicale presente su Instagram e Facebook non è più disponibile. Gli utenti e i creator social hanno visto i propri reel “silenziati” per via della presenza (come sottofondo) di brani detenuti – per quel che riguarda i diritti musicali – dalla Società Italiana degli Autori ed Editori. Nel corso di queste settimane le parti si sono incontrate, compreso il confronto avvenuto giovedì 6 aprile nelle stanze del Ministero della Cultura. Ma, anche lì, è arrivata una fumata nera. A tutto ciò si aggiunge l’istruttoria avviata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) nei confronti del colosso di Menlo Park proprio per questa vicenda. Ma le richieste di SIAE a Meta sono in linea con il mercato musicale internazionale?

LEGGI ANCHE > A vuoto l’incontro tra Meta e SIAE per il rinnovo dell’accordo sui diritti, l’inghippo è sulla condivisione dei dati

Ovviamente, stimare un calcolo in questa direzione è molto complicato. I dettagli delle trattative di questo tipo, infatti, non sono stati resi pubblici. Questo vuol dire che un reale valore economico (in termini di milioni di euro) non è possibile trarlo dai documenti a disposizione. Ed è qui che entra in ballo il balletto di accuse (e repliche). Lo scorso 30 marzo, infatti, Angelo Mazzetti (responsabile affari istituzionali di Meta), nella sua audizione alla Camera dei deputati aveva dichiarato: «L’importo richiesto da SIAE, che inizialmente è stata di 4 volte superiore all’importo concordato fino al 2022 senza che venisse fornita alcuna motivazione mentre i diritti di licenza erano sostanzialmente di gli stessi. ha fatto il possibile per mantenere viva la negoziazione, presentato un’offerta significativamente più alta della royalty concordata con Siae fino a dicembre 2022: abbiamo progressivamente aumentato la nostra offerta cercando di andare incontro alle richieste di Siae che, tuttavia, si è rifiutata di accettare qualsiasi offerta inferiore a un aumento del +310%».

Richieste SIAE a Meta, il valore della musica sui social

Dunque, la base della trattativa – secondo Meta – è partito da una richiesta di un valore pari a 4 volte quello indicato nel precedente accordo (scaduto il 15 dicembre del 2022, con le contrattazioni per il rinnovo iniziate nel mese di agosto dello scorso anno) che poi si è abbassata a poco più di 3 volte il valore rispetto a quanto indicato nel documento scaduto alla fine dello scorso anno (+310%). Si tratta di un’indicazione che è stata contestata da SIAE, sempre nella giornata delle audizioni a Montecitorio: «La dichiarazione di Meta è semplicemente falsa. Come detto nella nostra audizione, che in maniera trasparente abbiamo deciso di rendere pubblica a differenza di Meta, la nuova licenza non è comparabile a quella siglata nel 2020 e qualsiasi raffronto in percentuali è semplicemente pretestuoso. Meta si chiamava Facebook, non voleva occuparsi di Metaverso e i suoi ricavi e sfruttamenti del nostro repertorio non erano minimamente paragonabili a quelli attuali».

L’accordo del 2020, gli altri «150 Paesi» e la direttiva Copyright

Epoche digitali diverse che non possono essere comparate. Questo, dunque, è l’assunto delle richieste SIAE a Meta, senza però avere conferme o dettagli sull’effettivo valore economico messo sul tavolo della trattativa. Ma ci sono delle date importanti, come quella indicata da SIAE: nel 2020, infatti, è stato siglato quell’accordo tra Menlo Park e la Società Italiana degli Autori ed editori. Meta non esisteva ancora, ma l’azienda di riferimento era Facebook. Il mercato digitale non era quello attuale e, soprattutto, la direttiva Copyright era stata approvata da meno di un anno dal Parlamento Europeo.

Da qui, a cascata, il recepimento da parte dell’Italia che approvò la delibera solo il 21 aprile del 2021 (un anno dopo il precedente accordo tra SIAE e Meta) che entrò in vigore il 12 dicembre dello stesso anno. Dunque, il precedente accordo poneva le sue basi su alcuni paletti legislativi che sono stati modificati, anche con riferimento al mercato digitale. E anche su questo la Società Italiana Autori ed Editori ha fatto leva in questo braccio di ferro. Inoltre, i rappresentanti di Menlo Park – sia nel loro comunicato in cui annunciavano lo stop alla musica SIAE su Facebook e Instagram, sia in audizione alla Camera, hanno ribadito il fatto che Meta abbia in essere accordi con 150 Paesi (in Europa, per esempio, con Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Turchia). Tutto vero, ma proprio questo calendario di eventi potrebbe essere molto importante: se gli altri Paesi UE hanno siglato accordi prima di recepire la direttiva sulla protezione del diritto d’autore, casi analoghi a SIAE-Meta potrebbero riproporsi alla scadenza di questi contratti di licenza. Proprio perché la direttiva Copyright impone delle regole molto più stringenti alle piattaforme Big Tech.

Share this article
TAGS