Il Presidente dell’Iss spiega la ‘regola del 6’

Franco Locatelli ha parlato a Il Corriere della Sera della situazione in Italia e dei rimedi per contenere la seconda ondata

16/10/2020 di Enzo Boldi

Gli ultimi dati relativi all’evoluzione della pandemia in Italia stanno portando a serie riflessioni a livello nazionale e locale. La Campania ha deciso di chiudere le scuole fino al 30 ottobre; altre zone d’Italia stanno procedendo con un giro di vite per rendere più aspre alcune misure di contenimento per cercare di porre un freno all’aumento di contagi. L’indice RT, quel modello numerico che risponde all’indice di trasmissibilità del virus, è salito sopra quota 1 (e in alcune zone il livello è ancora più alto). Lo ha detto L’Istituto Superiore di Sanità, con il suo Presidente – Franco Locatelli – che ha voluto spiegare il senso di alcune restrizioni e raccomandazioni inserite nell’ultimo Dpcm. Come la regola del 6 a cena.

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Intervistato da Il Corriere della Sera, Locatelli ha sottolineato come l’Italia sia ancora nelle condizioni (e nei tempi) per invertire la rotta e mettere un freno all’aumento dei nuovi contagi. Per il momento, con i dati attuali, il lockdown a Natale paventato da Andrea Crisanti non sembra essere un’opzione percorribile. Ma molto, a prescindere dalle festività natalizie, dipenderà inevitabilmente dall’evoluzione della curva epidemiologica.

Regola del 6 a cena, la spiegazione di Franco Locatelli

Il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità si è poi concentrato su uno dei punti inseriti nell’ultimo Dpcm firmato da Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Un tema su cui si è scatenata molta ironia, condita da polemiche anche politiche: «La cosiddetta regola del 6 non è una legge ma una raccomandazione che, pur in assenza di un’indiscutibile evidenza scientifica, è fondata su un principio ispiratore improntato a massima precauzione e strettamente connesso alla logica di evitare assembramenti in luoghi chiusi».

Gli assembramenti e il monitoraggio

Insomma, quella regola del 6 a cena – che ricordiamo essere una raccomandazione e non un divieto – serve per sensibilizzare. Locatelli spiega, giustamente, come non ci siano evidenze scientifiche, sottolineando però una logica di base che ha radici nella precauzione: meno persone si radunano in una casa, meno è il rischio di creare piccoli focolai esportabili fuori dalla casa in cui è andata in scena la cena. Insomma, meno contatti equivale a ridurre la possibilità di creare più contagi.

(foto di copertina: da Pixabay)

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