Quel «reddito di cittadinanza a “finti poveri”» di cui la Caritas non ha mai parlato

Alcuni giornali hanno parlato del Reddito di cittadinanza assegnato a "finti poveri" ma le cose, come confermato dal rapporto Caritas che viene chiamato in causa, non stanno così

19/10/2022 di Ilaria Roncone

«Reddito di cittadinanza, più della metà assegnato a “finti poveri”. La Caritas: va cambiato» (Il Messaggero, 17 ottobre 2022), «Reddito di cittadinanza: oltre la metà assegnato a «finti» poveri. In Italia 2 milioni di poveri assoluti» con sottotitolo «Il XXI Rapporto Caritas certifica il fallimento del redito di cittadinanza» (La Voce del Trentino, 18 ottobre 2022): questi alcuni dei titoli che, negli scorsi giorni, hanno attribuito alla Caritas affermazioni mai fatte relativamente al Reddito di cittadinanza a finti poveri.

In un clima in cui il Reddito di cittadinanza risulta essere una delle misure più contestate e che verrà messo in discussione dal governo entrante, fare titoli del genere stimola le persone ad andare contro alla misura basandosi – di fatto – su un’affermazione che nel rapporto della Caritas a cui si fa riferimento non c’è, o meglio, che non è quella.

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Titoli giornali sul Reddito di cittadinanza a finti poveri, cosa dicono realmente i dati?

Gli articoli, al loro interno, riportano tutti le stesse informazioni relativa a un rapporto della Caritas datato 2021. Il primo degli articoli che, negli ultimi giorni, fanno riferimento alla questione è – come scrivono anche i colleghi di Butac – quello di Famiglia Cristiana in cui non si fa mai menzione della dicitura “finti poveri” che – invece – la fa da padrona in ognuno dei titoli delle testate sopracitate.

Il punto non sono i finti poveri che percepiscono il Reddito di cittadinanza ma i poveri assoluti che il reddito non lo percepiscono – per come disegnato – pur appartenendo a quella categoria (nel rapport si legge: «La misura di contrasto alla povertà esistente nel nostro Paese, il RdC, da quando è stata introdotta è stata percepita da 4,7 milioni di persone e tuttavia, per come è disegnata, raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti (44%)»). Viene specificato a chiare lettere, inoltre, che «questo non vuol dire che la misura vada a persone che non ne hanno diritto: chi la riceve risponde ai requisiti previsti che però individuano una platea di beneficiari che, oltre ai poveri assoluti, si estende anche a persone in povertà relativa».

Il punto è questo: il fatto che la misura arrivi solo al 44% dei poveri assoluti non vuol dire che la restante parte del denaro venga data a chi è finto povero, come hanno scritto alcuni giornalisti riprendendosi tra loro.

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