L’inutile enfasi giornalistica per il tabaccaio che si rifiuta di vendere “Gratta e Vinci” ai percettori del reddito di cittadinanza

Tanti quotidiani e siti online hanno riportato la notizia di una tabaccheria di Ladispoli. Ma la legge già prevede che non si possa utilizzare la card per partecipare a "concorsi con vincita in denaro"

03/10/2022 di Enzo Boldi

Ci sono storie che non esistono, eppure diventano “notizie” sui quotidiani e sugli altri organi di informazione. Questa vicenda parte da un’intervista fatta a un titolare di una tabaccheria di Ladispoli (sul litorale a Nord di Roma) che ha detto di aver rifiutato il pagamento con la card del reddito di cittadinanza per l’acquisto di sigarette e “Gratta e Vinci“. Un’iniziativa che ha ricevuto il plauso di molti ma che, in realtà, non è altro che una corretta applicazione della norma che regolamenta il sussidio stesso.

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I due titolari della tabaccheria di Ladispoli, hanno raccontato al quotidiano Il Messaggero quel che, di tanto in tanto, accade all’interno della loro attività: «Per privacy non possiamo sapere se chi si presenta alla cassa abbia il reddito oppure no, né naturalmente possiamo chiedere i documenti, però nei casi più evidenti è giusto che la nostra categoria si opponga». Il racconto prosegue con la narrazione di come una donna si sia presentata nel loro negozio chiedendo di pagare sia le sigarette che un “Gratta e Vinci” con la card del reddito di cittadinanza. I due rivenditori, ovviamente, si sono rifiutati. Ma non per protestare contro il sussidio (anzi, hanno detto di essere d’accordo con questa misura di sostegno), ma per dare un segnale. Ma un segnale a chi?

Gratta e Vinci con il reddito di cittadinanza, cosa dice la legge

Perché quel che hanno raccontato i due titolari della tabaccheria di Ladispoli non è un’iniziativa sporadica o un qualcosa di innovativo. Il loro comportamento, infatti, è in linea con la legge vigente che regolamenta il sussidio di Stato. Infatti, come spiega il documento aggiornato sul sito ufficiale del Reddito di Cittadinanza:

«È vietato l’utilizzo del beneficio per giochi che prevedono vincite in denaro o altre utilità nonché per l’acquisto dei seguenti beni e servizi:

  • acquisto, noleggio e leasing di navi e imbarcazioni da diporto, nonché servizi portuali;
  • armi;
  • materiale pornografico e beni e servizi per adulti;
  • servizi finanziari e creditizi;
  • servizi di trasferimento di denaro;
  • servizi assicurativi;
  • articoli di gioielleria;
  • articoli di pellicceria;
  • acquisti presso gallerie d’arte e affini;
  • acquisti in club privati.

È in ogni caso inibito l’uso della Carta Rdc in esercizi prevalentemente o significativamente adibiti alla vendita dei beni e servizi sopra elencati, anche per l’eventuale acquisto di beni diversi».

Dunque, la stessa legge (e i suoi aggiornamenti entrati in vigore all’inizio del 2022) prevede l’inibizione dell’acquisto di «giochi che prevedono vincite in denaro» attraverso il pagamento con la card del reddito di cittadinanza. Ovviamente il controllo può avere sui pagamenti elettronici, ma non si possono controllare quelli in contanti. Infatti, chi ha il sussidio può procedere ogni mese con un prelievo massimo allo sportello di 100 euro. In quel caso, l’esercente non può sapere se i soldi utilizzati per l’acquisto di “Gratta e Vinci” e similari sia figlio del RdC. Ma si tratta di ipotesi estreme che vanno oltre l’enfatica narrazione giornalista sui tabaccai di Ladispoli.

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