Che vestito si sono messi social e motori di ricerca per accogliere il DSA?
Dopo l'entrata in vigore del regolamento europeo, stanno già cambiando un po' di cose. Le comunicazioni ufficiali dei grandi colossi di Big Tech
29/08/2023 di Gianmichele Laino
In questi giorni, immediatamente successivi all’approvazione del Digital Services Act, è stato tutto un fiorire di messaggi di benvenuto. Le grandi aziende che sono state coinvolte dal provvedimento (in virtù del fatto di avere oltre 45 milioni di utenti attivi al mese) si sono affrettate a ricordare al mondo intero – e soprattutto alle istituzioni europee – i loro incredibili sforzi per uniformarsi alle regole di trasparenza, moderazione e correttezza dei contenuti che sono stati previsti dal nuovo regolamento europeo. Chi ha osservato l’iter di approvazione del Digital Services Act, tuttavia, non può non notare una sorta di dissonanza tra quanto scritto da queste grandi aziende in questi giorni e il loro incessante lavoro di lobbying dei giorni della discussione del corpus normativo. All’epoca dei fatti – non senza qualche polemica – diverse grandi aziende (tra cui anche Google, Meta, Amazon) avrebbero cercato di influenzare in maniera poco trasparente il dibattito politico sul regolamento, per renderlo più vicino a quelle che erano le esigenze dei colossi di Big Tech.
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Reazione Big Tech al DSA, cosa hanno scritto – in via ufficiale – le grandi aziende interessate dal regolamento
E invece, oggi, è tutto un fiorire di articoli sui blog ufficiali delle compagnie che spiegano come l’ecosistema digitale sarà più sicuro in seguito alle modifiche apportate al proprio modo di comportarsi, con l’approvazione del DSA. Prendiamo Meta, ad esempio.
«Meta – si legge in una dichiarazione firmata da Nick Clegg, il responsabile dei Global Affairs dell’azienda proprietaria di Instagram, Facebook e WhatsApp, sostiene da tempo un regime normativo armonizzato che protegga efficacemente i diritti delle persone online, pur continuando a favorire l’innovazione. Per questo motivo, accogliamo con favore l’ambizione di maggiore trasparenza, responsabilità e sensibilizzazione degli utenti che è al centro di normative come DSA, GDPR e Direttiva ePrivacy». Clegg ha specificato che per rendere armonico al DSA il meccanismo di funzionamento delle piattaforme di proprietà dell’azienda, Meta ha messo a disposizione un team di 1000 persone, che ha lavorato a tutto ciò che viene previsto dal regolamento e che abbiamo provato a sintetizzare in questo altro punto del nostro monografico.
Concretamente, Meta ha annunciato di aver lavorato a una maggiore trasparenza sugli annunci rivolti ai cittadini dell’Unione Europea e alla targettizzazione di questi ultimi: l’archiviazione di un anno di questi annunci sulle piattaforme di Meta permetterà a chiunque di avere accesso ai criteri con cui le persone vengono raggiunte sui social network. Ma Meta si è data da fare anche per quanto riguarda la tutela dei minori nella navigazione, impedendo ai ragazzi di età compresa tra i 13 e i 17 anni di essere tracciati sulla base delle attività svolte all’interno delle app di responsabilità di Meta. Inoltre, rispondendo alla necessità di rendere più trasparente l’algoritmo, Meta ha realizzato una bacheca all’interno della quale spiegare i criteri per la classificazione e la riproposizione di post nei feed e di commenti agli stessi post, tra le altre cose. Un documento molto interessante, che sicuramente offre una panoramica più chiara di quello che – fino a questo momento – era considerato magia nera (e che, per i suoi lati più tecnici, probabilmente continuerà a esserlo). In aggiunta, Meta ha dato agli utenti anche degli strumenti migliori per fare in modo che gli utenti possano regolare in maniera più personalizzata possibile la propria esperienza sulla piattaforma.
Cosa dice Google sul DSA
La vicepresidente di Google Laurie Richardson, con delega al settore Trust&Safety, ha scritto anche lei una lunga dichiarazione, in cui mette nero su bianco le azioni del motore di ricerca per conformarsi al DSA. Oltre a dichiararsi soddisfatta per il lavoro normativo fatto da Commissione Europea e Parlamento europeo, in questo documento sono stati inseriti tutti i provvedimenti presi dal colosso di Mountain View per uniformarsi al DSA.
Tra queste, la possibilità per i creators di YouTube di presentare ricorso per la rimozione di un proprio video, l’impossibilità per i minori di 18 anni di essere tracciati dal punto di vista pubblicitario per la loro esperienza sulla piattaforma, l’espansione della trasparenza sugli inserzionisti pubblicitari di Google e dell’accesso dei ricercatori ai dati dell’azienda affinché possano comprendere in che modo gli algoritmi permettono il funzionamento di Google Search, YouTube, Google Maps, Google Play e della sezione shopping.
«Come per ogni nuova regolamentazione – hanno spiegato da Google -, questo è solo l’inizio del percorso. Continueremo le nostre conversazioni con la Commissione Europea e con altri regolatori, nonché con esperti tecnici, politici e di sicurezza online. In linea con l’obiettivo fondamentale di Google di utilizzare la tecnologia a beneficio della vita delle persone in tutto il mondo, continueremo a lavorare per rendere Internet più trasparente e utile per tutti noi».
Cosa dice TikTok sul DSA
Anche TikTok, che nei mesi scorsi era stato ripreso dal commissario europeo Thierry Breton per la sua lentezza nel conformarsi al DSA, ha spiegato la portata del suo lavoro al fine di adattarsi al nuovo regolamento. E anche TikTok ha detto che più di 1000 persone del suo team si sono messe al lavoro per portare a casa dei risultati concreti.
Oltre a quanto osservato anche per le altre piattaforme, TikTok ha spiegato di aver messo in campo un esempio concreto per il lancio di un nuovo hub europeo per la sicurezza online. In 23 lingue diverse, questo hub fornirà delle osservazioni e delle spiegazioni a tutti coloro che vorranno capire meglio come la piattaforma stia reagendo a questa normativa europea.
Meta, Google e TikTok sono solo gli esempi più eclatanti di come i VLOP e VLOSE (quelle aziende, appunto, che hanno più di 45 milioni di utenti unici al mese e che sono interessate dal DSA) hanno risposto – a parole – all’entrata in vigore del regolamento. Per i fatti, tuttavia, bisognerà aspettare la fine dell’anno.