Come la stampa romena cerca di spiegare il razzismo di Coltescu con il «divorzio voluto dall’ex moglie»

La notizia è stata ripresa anche dalla Gazzetta dello Sport

09/12/2020 di Redazione

Se c’è un modo sbagliato per affrontare l’episodio di razzismo del quarto uomo Sebastian Coltescu, durante la partita di Champions League PSG-Basaksehir, è quello di dare una spiegazione a partire dalla vita privata e dai fatti personali riguardanti proprio il componente della squadra arbitrale. In un articolo della Gazzetta dello Sport, invece, si evidenzia come l’episodio di razzismo avvenuto durante la partita dell’8 dicembre fosse stato spiegato dalla stampa romena alla luce dell’ultimo anno di vita vissuta da parte di Coltescu.

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Razzismo Coltescu, il tentativo di “spiegazione” dei siti sportivi

Così, il principale quotidiano sportivo italiano si è soffermato sui rumors riportati dalla stampa romena riguardanti il 2020 del quarto uomo. La morte improvvisa dei genitori, causata da una malattia incurabile, passando per il divorzio che – non si manca di sottolinearlo – «è stato chiesto dalla ex moglie». Siamo veramente ai limiti del situazionismo.

Il testo dell’articolo della Gazzetta dello Sport recita:

Ma è anche emerso come gli ultimi mesi di Coltescu siano stati un autentico incubo, dalla morte di entrambi i genitori stroncati da un male incurabile al divorzio (il secondo dopo quello del 2007) consumatosi per volontà dell’ormai ex moglie. Più che un tentativo di riabilitare l’immagine di Coltescu, quello della stampa romena sembra il tentativo di indagare le ragioni che possano aver portato il 43enne arbitro di Craiova a un simile atteggiamento razzista

Il razzismo – perché di questo si tratta, con il quarto uomo che, si sente distintamente nel silenzio di uno stadio senza spettatori – è evidente nell’utilizzo della parola “neg*o”, nella disparità di trattamento nell’identificazione dei giocatori bianchi e dei giocatori neri, nell’atteggiamento sprezzante che ha portato i calciatori del Basaksehir a sottolineare più volte – prima del gesto di protesta finale – il comportamento dell’arbitro.

Cercare di spiegare “l’origine del suo razzismo” partendo dalla morte dei genitori e arrivando al «divorzio voluto dalla ex moglie» ha davvero dell’incredibile. Perché non si tratta di una componente psicologica dettata da fattori esterni: l’utilizzo di espressioni sprezzanti legati al colore della pelle è una forma mentis, una convinzione ben radicata all’interno del modo di pensare che supera qualsiasi circostanza contingente. Eppure, la Gazzetta dello Sport – oltre che la stampa romena – non fa altro che evidenziare questo aspetto, non chiedendosi se abbia senso riportare una notizia del genere o se abbia senso collegarla all’episodio di razzismo della serata dell’8 dicembre.

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