Perché Striscia la Notizia se la prende con la Rai per la copertura delle elezioni per il Quirinale

La trasmissione satirica di Antonio Ricci torna ad attaccare la televisione pubblica per la scelta dei contenuti e contributors mandati in onda

26/01/2022 di Enzo Boldi

Una polemica che va avanti, ormai, da anni e che oggi – mentre il Parlamento riunito in seduta comune si sta riunendo per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica italiana – divampa con nuove accuse. Nel mirino di Striscia la Notizia, infatti, è finita la copertura della Rai sul voto per il Quirinale: secondo la trasmissione satirica di Antonio Ricci, la televisione pubblica sta raccontando questi frenetici giorni non utilizzando risorse interne, ma affidandosi a un ecosistema esterno fatto di contenuti e contributors.

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Tutto nasce da un servizio mandato in onda da Striscia la Notizia nella puntata di martedì 25 gennaio, con protagonista Pinuccio, al secolo Alessio Giannone, che ha messo in evidenza due episodi legati al Tg1 e agli speciali in onda sulla rete ammiraglia della televisione pubblica per raccontare l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Il primo riguarda le immagini di copertura per un servizio sull’ormai noto seggio drive-in per far votare anche i Grandi Elettori positivi al Sars-CoV-2.

L’immagine è tratta da un servizio mandato in onda lunedì 24, nel primo giorno di votazioni. Si vede una vettura, con a bordo un grande elettore, che entra nel parcheggio di Montecitorio e si avvicina a quei tendoni allestiti per quella occasione. In alto campeggia il logo “Corriere Tv“. Perché effettivamente si tratta di un video pubblicato dalla testata di via Rizzoli. Ma questo non deve (o dovrebbe) provocare polemiche. Forse siamo abituati a pensare alla televisione pubblica come un sistema che vive ancora di servizi realizzati su VHS, ma la modernizzazione della rete passa anche dal catturare e mandare in onda (citando, fortunatamente) spezzoni, frame e filmati che compaiono sul web.

Nulla di trascendentale, dunque. Striscia la Notizia, però, vuole sottolineare un aspetto: è possibile che nella copertura di Rai Quirinale non sia stato predisposto un operatore in grado di immortalare quel che succedeva all’interno del parcheggio di Montecitorio per immortalare un fatto storico come la votazione “esterna” a causa della pandemia? Domanda legittima, certo, ma occorre sottolineare come la televisione pubblica abbia, nel novero dei suoi dipendenti, anche degli addetti alla truka: coloro i quali hanno il compito di monitorare quel che accade in rete e renderlo disponibile per la trasmissione in programmi e telegiornali.

Rai Quirinale, gli attacchi di Striscia la Notizia

L’altra polemica di Striscia la Notizia contro Rai Quirinale arriva per la “firma” di un servizio mandato in onda dal Tg1. Una sorta di cornice per parlare del ruolo del Presidente del Consiglio, fatta da Marco Damilano. Il giornalista non è certamente un dipendente della televisione pubblica, essendo il direttore del settimanale L’Espresso. Ma a lui è stata commissionata la realizzazione di questo racconto fatto di parole e immagini.

Una firma di prestigio che, in questi giorni, sta accompagnando – anche nelle edizioni dello speciale Quirinale in onda su RaiUno – tutti i movimenti dell’Aula, proprio sulla rete ammiraglia della televisione pubblica. E si tratta di una scelta fortemente sostenuta dalla nuova direttrice del Tg1, Monica Maggioni, che vuole dare una nuova sferzata all’informazione su RaiUno, attraverso i contatti e gli interventi con personalità di spicco del mondo del giornalismo, ma esterne a viale Mazzini e agli studi di Saxa Rubra.

Ma non finisce qui. Striscia la Notizia, nel servizio con Pinuccio, mette a confronto le parole utilizzate da Marco Damilano nel servizio con quelle scritte dallo stesso direttore de L’Espresso nel suo ultimo libro, pubblicato alla fine del 2021, intitolato “Il Presidente“. E sì: l’incipit del servizio ricalca in maniera pedissequa un passaggio del testo già scritto. Ma contestare questo è uno specchietto per le allodole: Damilano scrive un libro di cui ne ha la proprietà intellettuale (e tutti i diritti) ed è legittimato a leggere le sue stesse parole in qualunque luogo. Anche in una televisione pubblica.

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