La ragazza che pattina sulla A10 perché stava «seguendo Google Maps»

La storia della ragazza che pattina sulla A10, fermata dalla polizia stradale, apre una riflessione sul livello di distacco dalla realtà a cui gli strumenti digitali (e non saperli usare) possono portare

22/08/2022 di Ilaria Roncone

In che misura gli strumenti digitali possono influenzare la nostra realtà? Senza misura, viene da dire, considerata la storia della ragazza che pattina in autostrada. Questo è quanto accaduto a Savona – con prove video annesse – appena passata la mezzanotte tra sabato e domenica della scorsa settimana. Una volta fermata dalla polizia stradale, che è stata comprensibilmente allertata da chi ha visto la giovane tenere un comportamento pericolosissimo rischiando di essere investita in autostrada, la giovane ha affermato che stava semplicemente seguendo Google Maps.


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Il video della ragazza che pattina in autostrada perché lo ha detto Google Maps

Sembra una di quelle storie assurde, quelle a cui di primo acchito non si riesce a credere quando vengono raccontate. Eppure la prova video c’è. Risulta evidente, a chi ha un po’ di dimestichezza con l’utilizzo di Google Maps, che l’applicazione di navigazione possa effettivamente aver suggerito di percorrere l’autostrada ma – evidentemente – ricevendo l’indicazione che chi doveva arrivare a destinazione si stava muovendo in macchina.

Il pronto intervento della polizia stradale lungo la A10 che porta da Ventimiglia a Genova ha impedito che accadesse una tragedia ed è impossibile non immedesimarsi nel comprensibile sgomento degli agenti che hanno fermato la giovanissima per chiedere conto di quel gesto. Fino a che punto possiamo staccarci dalla realtà e dal fatto di stare imboccando un’autostrada – seppure sia ragionevole pensare che  la ragazza non abbia passato un casello per effettuare l’ingresso – semplicemente perché ce lo sta indicando Google Maps in quel momento?

La storia è terminata, una volta stabilito che la persona che ha compiuto il gesto lo ha fatto lucidamente e in perfetta coscienza, con una multa e la segnalazione alla motorizzazione civile qualora la protagonista della vicenda volesse mai prendere la patente.

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