Quei lavori ben pagati che nessuno vuole fare

VUOTO CULTURALE – Insomma, dove è richiesta la manualità scattano i problemi. I potenziali candidati disertano forse perché non ritengono il mestiere adeguato alle loro ambizioni o forse perché non riescono a tenere in mano un vassoio. Il presidente della Cgia Giuseppe Bortolussi non ha una soluzione precisa: “Innanzitutto bisogna rivalutare  il lavoro manuale e le attività imprenditoriali che offrono queste opportunità. E’ difficile trovare una soluzione che in tempi ragionevoli sia in grado di colmare un vuoto culturale che dura da più di 30 anni”

IL DIFFERENZIALE – Secondo Bortolussi neanche la scuola può dare quella mano necessaria a cambiare la mentalità di un popolo. “Bisogna fare una vera e propria rivoluzione per ridare dignità, valore sociale e un giusto riconoscimento economico a tutte quelle professioni dove il saper fare con le proprie mani costituisce una virtù aggiuntiva che rischiamo di perdere”. Walter Passerini, giornalista esperto di finanza e lavoro, una volta mi parlò di “differenziale”, ovvero quel qualcosa che rende le nostre competenze specifiche ed inimitabili. Se il differenziale di una persona però sta nella manualità, ecco che tende a rifiutare la sua capacità perché non è il lavoro che fa per lui.

FUTURO NEFASTO – La Cgia tempo addietro lanciò un altro allarme relativo ai pericoli dovuti alla progressiva scomparsa delle professioni legate al lavoro manuale. Il sei novembre 2011 il Gazzettino lanciò un dato secondo il quale entro il 2021 sarebbero scomparsi 385 mila posti di lavoro legati al mondo dell’agricoltura, della pelletteria, della falegnameria, dell’edilizia, dell’artigianeria.

NON FACCIO IL PANETTIERE – La Vera Cronaca aveva lanciato un allarme nel 2010 parlando di uno studio di Confartigianato che ha elaborato i dati del Rapporto Excelsior-Unioncamere dove è emerso che nonostante fossero previste 550 mila nuove assunzioni, 147 mila posti sono andati “vuoti”. Ovvero mancavano le persone da assumere. In questo caso mancavano installatori di infissi, panettieri, pasticceri, sarti falegnami, cuochi. Parliamo di lavori caratteristici per la nostra manifattura, necessari, impossibili da sostituire. Basta dirlo alle nuove leve che non sanno fare e non sarebbero neanche pronti a lanciarsi.

E PREFERISCONO I CALL CENTER – Magari possono anche lanciarsi, possono dimostrare la loro voglia di fare e la loro vitalità, visto che magari perdono tempo con mestieri altrettanto faticosi ma dall’avvenire pressoché nullo. Secondo la sezione Confartigianato di Viterbo “Nel 2010 le aziende artigiane erano pronte ad assumere 1500 unità di personale, ma nella stragrande maggioranza dei casi non hanno trovato quello che cercavano. E’ difficile credere che in Italia nessuno abbia più voglia di imparare un mestiere o che i giovani siano tutti dei fannulloni. Credo si tratti invece di un problema di informazione e anche formazione. Molti ragazzi si dedicano a lavori altrettanto faticosi rispetto a quelli artigianali ma probabilmente meno retribuiti, abbastanza generici da poter essere svolti senza una specifica preparazione”.

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