Quanto si guardagna con i furti di rame?

LA REALTÀ ODIERNA – Nextnewmedia riprende un articolo de L’Espresso che ci conferma che nel frattempo le cose sono notevolmente cambiate. Nel biennio 2010-2011 le Ferrovie hanno perso 20 milioni di euro per il furto di rame avvenuto ad una media di 3.200 chili al giorno per un totale di 1000 tonnellate di rame. L’Enel ha perso 2.500 tonnellate mentre la Telecom 3.300. Colpa della crescita del prezzo del rame arrivato a costare 7,5 euro al chilo. L’oro rosso, ricercato dalle grandi nazioni emergenti come Cina, India e Brasile, diventa quindi un prodotto ambito e ricercatissimo. Ed ecco che se nel 2006 ad agire erano i grossisti, ora sono i grandi gruppi criminali ad avere in pugno il mercato del rame. I ladruncoli vendono a 4-5 euro al chilo ai grossisti che a loro volta passano il materiale ai pesci grossi.

(Wikipedia - Giovanni Dall'Orto)
(Wikipedia – Giovanni Dall’Orto)

IN LINEA COL MERCATO MONDIALE – Del resto possono essere solo loro a gestire carichi che richiedono numerosi camion e container. Franco Fiumara, numero uno della Protezione Aziendale, il settore sicurezza di Ferrovie dello Stato, aveva definito i ladri «persone con grosse capacità imprenditoriali, che sanno come e con chi trattare. Perché il rame sottratto a Ferrovie, Enel e Telecom finisce spesso in Asia, dove viene riutilizzato per componenti elettroniche». Ma sopratutto colpisce l’andamento dei furti che segue il prezzo del bene. Nel 2009 i colpi erano scesi a 125.000 chili contro il milione e 200 mila tonnellate del 2006. Ma il calo coincideva con il crollo del prezzo del rame. Quando questo ha iniziato a risalire superando i livelli pre-crisi, sono ripresi anche i furti.

L’AUMENTO DEL PREZZO AL CHILO – I ladri colpiscono letteralmente nell’ombra. Spesso aspettano le tenebre per portare via il materiale con colpi che non durano più di venti minuti per venti chili di rame. A volte c’è chi rischia, come coloro che portano via l’oro rosso dalle cabine delle Ferrovie o da quelle dell’Enel ma ci sono altri, specie in Campania, che secondo l’Espresso agiscono nelle aziende, tagliando i cavi di giorno e portandoli via di notte, scongiurando qualsiasi pericolo legato ad una scossa letale. Ma per dare l’idea di come sia cresciuto il mercato nel 2013 basta pensare che, come ci spiega Pisainformaflash, la crescita del prezzo di questo metallo è passata da 4,65 a 6,82 euro al chilo. La Notizia Giornale ci porta un altro dato su cui riflettere. Emilio Arcuri, presidente del consiglio di amministrazione di Amg Energia, società che si occupa dell’illuminazione pubblica di Palermo, ha spiegato che un chilometro di rame costa 500 euro, viene rivenduto al mercato nero a 147 euro e porta una spesa di 3000 euro per ripristinare l’impianto danneggiato.

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COM’È CAMBIATA LA LEGGE – Appare quindi evidente il risparmio per coloro che decidono di affidarsi al mercato nero. 353 euro in meno a chilometro. In sostanza, con il prezzo di 1000 metri la malavita ne garantisce 3000. Ma giustamente qualcuno deve pagare ed in questo caso sono le aziende con il ripristino degli impianti. Ed al legislatore non è toccato fare altro che rafforzare le pene per chi ruba l’oro rosso. La legge 119/13 ha inserito il furto di rame, definito con l’espressione «materiale sottratto ad infrastrutture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici e gestite da soggetti pubblici o da privati in regime di concessione pubblica» tra i reati punibili ai sensi dell’articolo 625 del Codice Penale, furto con aggravanti, con una pena che va da tre a 10 anni ed una multa compresa tra 206 e 1549 euro in caso di due circostanze. Altrimenti la pena va da 1 a sei anni di reclusione.

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IL RUOLO DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA – L’aumento di pena riguarda anche l’articolo 648 relativo alla ricettazione che prevede la reclusione da due ad otto anni e con la multa da euro 516 a euro 10.329. Il problema, come riferito dalla Polizia, è che spesso diventa difficile, se non impossibile, catturare i ladri di rame, visto il loro modus operandi e la difficoltà nello scoprire dove verrà compiuto il prossimo colpo. Inoltre, se nel 2006 la Polizia era convinta che la criminalità organizzata non c’entrasse nulla, le cose sono notevolmente cambiate con il passare degli anni. La Repubblica ci parla di un gruppo criminale bloccato nel 2012 dalle forze dell’ordine di Enna che hanno bloccato dieci persone che avevano rubato in un anno dieci chilometri di cavi di rame all’Enel per un danno di 150 mila euro.

IL REALISMO DELLE FORZE DELL’ORDINE – Tra gli arrestati è presente Carmelo Mirabile, già condannato per associazione mafiosa e indicato dagli investigatori come componente della famiglia mafiosa del quartiere Monte Po di Catania, con collegamenti con Francesco La Rocca, presunto capo mafia dei Santapaoliani e capo mandamento della Sicilia sud-orientale. Segno che il livello dello scontro si è alzato e che forse inasprire le pene può servire relativamente. Del resto serve a poco fermare una persona con pochi chili nello zaino quando partono via nave importanti carichi di rame come quello bloccato dalla Polizia a Gioia Tauro nel 2007 su una nave destinata in Cina: 22 tonnellate di oro rosso pronti a dirigersi in Asia. Segno che ad oggi il business è planetario e che non basta mettere in galera qualche ladruncolo per sperare di arginare il fenomeno, anche se l’inasprimento delle pene rappresenta un piccolissimo passo in avanti. Ed il capo della polizia, Alessandro Pansa, ripreso dal Corriere delle Comunicazioni, ne è consapevole:

Siamo sicuri che la normativa ultima che prevede pene più severe per i furti, porterà risultati. Il fenomeno coinvolge più Paesi e il mercato è molto più ampio del singolo territorio colpendo le strutture in modo grave. Abbiamo chiara una cosa: la repressione non basta, servono forme efficaci di prevenzioni. È indispensabile che gli attori abbiano un sistema che li difenda, servono regole che disciplinano l’acquisto del rame

E nell’attesa l’oro rosso continua a sparire.

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