Quali sono le regioni che entro 24 ore potrebbero passare da zona gialla a zona arancione

La cabina di regia che si riunirà oggi potrebbe decidere di elevare il livello di rischio di alcune regioni in base agli ultimi dati pervenuti

08/11/2020 di Ilaria Roncone

Partiamo dal presupposto che le regioni sopra la soglia utile per diventare zone arancioni sono tante ma, almeno per oggi, la cabina di regia che dovrebbe unirsi per l’emergenza si concentrerà su cinque realtà nello specifico. Il cosiddetto lockdown morbido – quello delle zone arancioni – potrebbe entrare in vigore a partire da domani in Liguria, Campania, Toscana, Veneto e Umbria. Visti i dati le candidati che probabilmente diventeranno arancioni sono Liguria e Campania.

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«Anche noi avevamo dei dubbi sulla Liguria zona gialla»

«Io non sono contrario se il governo dovesse chiederci qualche sforzo in più per il bene di tutti», ha fatto sapere Toti, mostrando di aver cambiato idea. Considerato che nelle scorso settimane il governatore ligure è stato uno dei più battaglieri nella rivolta delle regioni contro il governo, oggi Toti sembra essersi reso conto che la situazione in Liguria non è buona guardando ai dati. «Anche noi avevamo dei dubbi sulla scelta di mettere la Liguria tra le Regioni in zona gialla per il rischio Covid», ha detto nel corso di una diretta Facebook, «perché la pressione sugli ospedali soprattutto nell’area metropolitana di Genova è molto forte, perché il numero dei contagi è molto alto, però abbiamo anche un indice Rt che sta scendendo, la curva dei ricoveri è alta ma è piatta».

Regioni zona arancione da domani

Non solo la Liguria, comunque, da domani rischia di diventare zona gialla. Le candidate all’attenzione della cabina di regia oggi sono anche Campania, Veneto, Umbria e Toscana e la provincia autonoma di Bolzano. A partire dalla riunione di oggi si attendono nuove ordinanza del ministro Speranza che sanciscano l’eventuale passaggio e il cambiamento di colore dei territori in esame. Non solo la classificazione di queste regioni è messa in discussione ma anche quella di Emilia-Romagna – col 45% dei reparti ordinari occupati e il 31% delle terapie intensive -, Marche – 47% e 37% -, e Lazio, che attualmente vede il 44% delle sue terapie intensive occupate.

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