Come viene affrontata la questione del potenziamento delle frequenze del 5G

A che punto siamo con il potenziamento della rete 5G in Italia e cosa dispone la nuova strategia per la Banda Ultra Larga che sta mettendo in campo il governo?

23/08/2023 di Ilaria Roncone

Del potenziamento rete 5G se ne è discusso, in Italia, in particolar modo ad aprile. Nel ddl concorrenza si attendeva una modifica, volta al potenziamento, dello spettro delle frequenze collegate alle antenne 5G. Dalla maggioranza però, all’epoca – e in particolare da parte della Lega – è arrivato un freno. Della questione avevamo provato a parlare anche con la deputata e vicepresidente di Azione Giulia Pastorella.

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Il potenziamento rete 5G “ostaggio” di questioni elettorali

Il governo di Giorgia Meloni aveva affermato che – come da indicazioni e in continuità col lavoro effettuato dai precedenti governi – avrebbe aumentato la frequenza del 5G. Poi, puntuali, sono arrivate le polemiche di quella fetta di Lega che ha voluto strizzare l’occhio al 14% di italiani che, scegliendo di dare retta a teorie prive di fondamenti scientifici, si sono espressi contro la tecnologia in questione bollandola come non necessaria.

Come riconosciuto nella strategia, a livello di performance l’Italia si trova dietro molti Paesi quando si parla di 5G (tra gli altri, Spagna Francia e Germania fanno meglio di noi): «La copertura mobile 5G delle zone abitate è più alta della media europea. Si tratta a prima vista di un dato positivo, tuttavia, occorre osservare che non si riferisce al cosiddetto 5G stand alone, bensì ad un 5G che utilizza il CORE della tecnologia 4G (con livelli di prestazioni decisamente inferiori a quelli potenziali del 5G). In Italia si registra infatti una mancanza di infrastrutture di rete di nuova generazione che possa essere propriamente a sostegno di una rete 5G con alte velocità di bit rate per secondo (fino a 10 Gigabit/s), bassa latenza (inferiore ai 5 ms) e in grado di gestire quantità elevate di terminali».

Cosa prevede il piano “Italia 5G”

Ecco che, allora, ragionevolmente parte delle risorse andrà – al di là delle questioni complottiste – per lavorare a quel divario digitale (seppure nel piano, almeno per ora, le indicazioni siano piuttosto vaghe). Si legge, tra gli obiettivi relativi al 5G: «Assicurare copertura 5G mobile in tutte le zone abitate non coperte da piani privati, migliorare la copertura mobile esistente attraverso il collegamento in fibra ottica delle torri radio esistenti, nonché favorire la diffusione di reti 5G stand alone (Piano “Italia 5G”)».

Ecco che allora, su un territorio in cui la copertura 5G non è capillare e arranca – come tutti possono sperimentare collegandosi, banalmente, anche solo da punti diversi di una stessa città – si deve puntare a migliorare la copertura di rete. La prima ragione è quella di non rimanere indietro, evitando che aziende, industrie e cittadini italiani abbiano meno opportunità degli altri Stati membri dell’Ue.

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