Diffondevano file pirata su Telegram e Whatsapp allo scopo di portare all’acquisto di prodotti su Amazon

La pirateria su Telegram e Whatsapp può anche indurre le persone appositamente attirate a comprare prodotti

03/09/2021 di Ilaria Roncone

Sono nove gli indagati per violazione di diritto d’autore dopo aver diffuso per più di due anni copie pirata di quotidiani, magazine e altri prodotti multimediali tramite Telegram e Whatsapp. Si tratta di quegli amministratori dei quali si è riusciti, tramite le indagini della Procura di Bari, a risalire all’identità nell’ambito dell’indagine per la pirateria su Telegram e Whatsapp. Una goccia nell’oceano – come si suol dire – considerato che sono stati individuati e chiusi in poco più di un anno almeno 329 canali che diffondevano su Telegram prodotti pirata.

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Pirateria su Telegram e Whatsapp per guadagnare soldi

Tutto è partito con una segnalazione della Fieg nella primavera del 2020, che ha permesso di identificare nove admin di altrettanti canali Telegram e di decine di chat Whatsapp che avrebbero diffuso in maniera illecita migliaia di copie pirata di quotidiani, e-book, riviste, film, fumetti e file musicali. L’accusa a loro carico, attualmente, è quella di violazione di diritto d’autore e sono stati tutti identificati come residenti in diverse regioni italiane (Campania, Lazio, Marche, Puglia, Sicilia e Veneto).

I file contestati – come è emerso dall’inchiesta della Guardia di Finanza coordinata dal procuratore facente funzione Roberto Rossi –  risalgono a un periodo compreso tra maggio 2018 e agosto 2020 e il danno stimato per il solo ambito editoriale è pari a ben 670 mila euro al giorno, ovvero 250 milioni si euro in un anno. Dalle indagini, come si legge su Prima Online, emerge che alcuni tra i nove i nove indagati avrebbero utilizzato la diffusione di file pirata allo scopo di «guadagnare denaro attirando iscritti e inducendoli a perfezionare l’acquisto di prodotti Amazon sponsorizzati sui canali». Nel caso degli oltre 4 mila file musicali piratati, invece, si è trattato di «denaro tramite accredito su una apposita money box associata al canale».

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