«Il mio libro è stato oggetto di pirateria, diffusione illecita e rimozione dai digital store»: Ilaria Di Roberto racconta i reati online che ha subito
Ilaria ci ha raccontato come il Web sia diventato un'esperienza molto dolorosa della sua vita, dal revenge porn alle truffe online
10/05/2022 di Martina Maria Mancassola
Abbiamo intervistato Ilaria Di Roberto, che ha raccontato la sua esperienza dolorosa sul web, luogo virtuale che è diventato un incubo dopo che le sue foto e video – che la ritraevano in atteggiamenti intimi – vengono diffusi online e dopo essere stata vittima di una truffa online organizzata da uno studio esoterico. Ilaria Di Roberto è stata anche vittima di pirateria online, dato che il suo ultimo libro è stato rimosso da vari digital store.
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Pirateria online, revenge porn e truffe via Web: Ilaria Di Roberto ci racconta che cosa ha subito
«Ho conosciuto un ragazzo in rete. Lo conobbi su Facebook e ho iniziato a parlare, a coltivare questa amicizia in rete». Amicizia che poi è diventata amore: così, Ilaria Di Roberto inizia il racconto della sua esperienza sul web, di come il mondo virtuale è entrato nella sua vita e l’ha sconvolta. Ilaria prosegue raccontandoci che con il trascorrere dei mesi, il ragazzo iniziò a chiederle, per via della distanza, fotografie e video che la ritraevano nuda o seminuda o, comunque, durante atti sessuali: «Non mi sono mai data, prima di allora, al sexting, non sapevo neanche cosa fosse».
Ciò di cui parla Ilaria è una pratica che prende il nome dalla fusione di due parole inglesi sex (sesso) e texting (inviare messaggi elettronici) ed è un neologismo in uso per indicare l’invio di messaggi – di testo o di immagini – sessualmente espliciti, solitamente tramite dispositivi cellulari, social network, ad ogni modo tramite internet. «Le richieste si facevano sempre più spinte ed io le assecondavo per amore. Poi, decise di lasciarmi e dopo qualche giorno iniziai ad essere contattata da alcuni suoi amici, che mi facevano avance sessuali con chiari riferimenti a quelle foto che avevo condiviso con lui», anche se il ragazzo aveva promesso, ci racconta Ilaria, che non le avrebbe mai diffuse.
Il ragazzo era abituato «a trovare donne in rete per accaparrarsi le loro simpatie facendo credere di avere dei sentimenti nei loro confronti per poi chiedere foto e diffonderle». Successivamente, Ilaria conosce in rete un altro ragazzo, incontrandolo poi dal vivo, ma decidono di rimanere amici. Nei giorni successivi, però, Ilaria inizia a ricevere messaggi sul suo profilo Instagram da profili fake con «minacce velate»; non solo, perché la stessa riceve tramite l’app Messenger un link che la indirizzava ad un profilo porno, profilo che qualcuno (probabilmente l’ex fidanzata del ragazzo) aveva aperto a suo nome senza il suo consenso. Sul sito, Ilaria ha trovato una serie di sue foto di Facebook associate a corpi di ragazze nude dal collo in giù. Anche con questo ragazzo Ilaria aveva condiviso alcune sue immagini, ma queste: «Erano foto fake, non si trattava delle stesse foto che avevo condiviso precedentemente con lui» e dunque «Non lo colpevolizzai perché, a distanza di poco tempo, anche lui iniziò ad essere vittima di provocazioni, di bullismo in rete, gli venne hackerato Instagram ed il suo profilo si trasformò in un campo minato di pornografia, tutte le sue foto vennero cancellate e sostituite da foto di donne nude».
Entrambi denunciarono l’accaduto alla Polizia Postale (Ilaria aveva denunciato anche il primo episodio di revenge porn) ma ad Ilaria venne detto che il sito non poteva essere chiuso a causa della posizione del server di base, impostato nei Paesi Bassi, e che le vessazioni nei confronti del ragazzo erano riconducibili ad un numero di telefono intestato a lei – ma non suo – legato però alla sua carta d’identità. Sul web, successivamente, Ilaria è stata anche vittima di una truffa online – attraverso un annuncio di lavoro pubblicato da parte di uno studio esoterico con sede legale a Catania – da parte di una «setta di truffatori senza precedenza» – come ha definito il gruppo il suo fondatore – che, dopo averla ingannata e mai retribuita per il lavoro da cartomante svolto presso la stessa, ha creato un gruppo WhatsApp nominato «Ilaria Di Roberto espulsa per truffa e frode» e, inoltre, le ha hackerato il profilo Facebook invitando le sue ex compagne di classe a leggere diffamazioni su di lei, aperto siti web a suo nome descrivendola come «prostituta, satanista, nazista», diffuso la sua carta d’identità, nonché i video che la stessa aveva registrato per la setta – perché obbligata – dai dubbi contenuti, e le ha indirizzato vari tentativi di furti di username e password attraverso codici di conferma dell’accesso sui suoi dispositivi. Il fondatore, poi, avrebbe perpetrato la persecuzione via internet nei confronti di Ilaria creando profili fake che si spacciavano per lei, diffuso in maniera pirata due libri di cui è autrice e falsificato la sua voce utilizzando un’app che modifica la voce originaria e la trasforma in quella della vittima. In particolare, l’ultimo libro di Ilaria Tutto ciò che sono: «Lo stanno eliminando, è stato già eliminato dalla piattaforma di Mondadori e da altre 5 piattaforme minori che, però, ancora non riesco a rintracciare».
Abbiamo chiesto ad Ilaria che cosa dovrebbe cambiare nel nostro sistema per tutelare maggiormente le vittime e prevenire i reati online: «Voglio che questa società cambi radicalmente il suo modo di prevenire. Noi, anche a livello burocratico, culturale, ideologico, abbiamo uno schema preventivo piuttosto che uno schema punitivo. Si invitano le vittime a rinunciare ad una parte importante della propria libertà per rendere tutto più semplice al carnefice. Si dice alle donne vittime di violenza “chiudetevi in casa, scappate dal luogo in cui vivete, non inviate le foto”, quindi, si reprime una parte importante di quella che è la donna, la sfera femminile, che è appunto la sessualità, perché veniamo sempre invitate ad adeguarci sulla base di un istinto sessuale maschile, dobbiamo stare attente agli uomini ma anche giustificarli. Insomma, dobbiamo evitare di andare nella tana del lupo», che aggiunge: «È la tana del lupo il problema, non noi che passiamo da lì». Ilaria conclude auspicando che venga attivata una rete a sostegno della vittima, anche dal punto di vista psicologico, per reintegrarla anche socialmente perché «molto spesso le donne vittime di revenge porn vengono licenziate», e che vengano introdotti, soprattutto nelle scuole, dei corsi a frequenza obbligatoria che educhino i bambini alla parità di genere, al rispetto del sesso opposto: «Non più educazione civica ma educazione alla parità di genere e all’eguaglianza».