Perché Threads in Italia è arrivato così tardi?
Gli italiani e i cittadini Ue hanno dovuto aspettare più del resto del mondo per essere su Threads. Ripercorriamo le tappe che hanno portato al rilascio del social di Meta solo in tempi recenti
25/12/2023 di Ilaria Roncone
Threads in Italia è arrivato di recente (precisamente il 14 dicembre), come tutti (almeno quelli che frequentano Instagram abitualmente) hanno potuto notare. Perché ci ha messo così tanto? Del social di Meta che imita Twitter Giornalettismo aveva già parlato in un precedente monografico andando ad approfondire, già all’epoca, quelli che erano i punti controversi rispetto all’atterraggio di Threads in Italia e – più in generale – in Europa. Vediamo di ricapitolare la faccenda andando a riassumere, oltre agli eventi che hanno preceduto il lancio del social in Italia, le ragioni di questo ritardo.
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Threads e il problema di gestione dati
Uno dei punti focali relativi al ritardo del rilascio di Threads nell’Unione europea mette al centro la gestione dei dati, palesemente in contrasto con le norme. Ci sono molti aspetti di Threads, infatti, che collidevano con il GDPR e con il Digital Markets Act. Quando la notizia è emersa Mark Zuckerberg ci ha tenuto a sottolineare quanto il problema ci fosse, certo, ma anche quanto la sua azienda stesse lavorando per mettere in tutto in ordine affinché Threads potesse essere rilasciato sul mercato europeo, definito molto importante.
Negli scorsi mesi – tra l’estate, quando Threads è stato annunciato e rilasciato in altri Paesi – e la fine di quest’anno, Meta ha lavorato affinché tutti gli ostacoli per il rilascio dell’applicazione fossero rimossi assicurando agli utenti su Instagram (direttamente legato a Threads, come abbiamo spiegato nel primo articolo della giornata) che avrebbero saputo il momento esatto del rilascio attivando un sistema di notifica.
Quali erano i problemi in sede Ue?
La copia di Twitter targata Meta è stata lanciata successivamente nei Paesi dell’Ue per una precisa scelta fatta da Meta. I paletti posti dall’Unione europea che non erano rispettati al punto in cui l’applicazione era quest’estate erano stati evidenziati anche dal Garante irlandese per la protezione dei dati personali. Nessun provvedimento è mai stato emesso nei confronti di Threads ma, considerati i numerosi avvisi e tutte le criticità evidenziate, la scelta di Zuckerberg è stata quella di lavorare maggiormente affinché non ci potesse essere alcuna violazione da contestare.
Il problema erano – come evidenziato nel documento di privacy policy dell’applicazione così come era stato pubblicato sull’App Store e su Google Play Store – i dati che, secondo regolamento Ue, non avrebbero dovuto essere trattati (dalle informazioni finanziarie alla localizzazione passando per le informazioni di contatto e per tutta un’altra serie di dati sensibili). Una volta risolta la questione e messo Threads a riparo – ovvero in grado, secondo Meta, di sbarcare in Ue senza il rischio di prendere multe – il social ha fatto il suo ingresso anche in Europa.