L’Italia è una Repubblica fondata sull’influencer marketing

Le parole di Giorgia Meloni che, dal palco di Atreju, ha attaccato Chiara Ferragni dimostrano quali siano diventati, oggi, i topics del dibattito politico

18/12/2023 di Gianmichele Laino

Fotografia – anzi, Threads – del dibattito politico in Italia. Dal palco di Atreju 2023 – una manifestazione che, originariamente, era della destra giovanile italiana, e che poi si è trasformata in una sorta di Leopolda di Fratelli d’Italia -, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, senza mai citarla ma con riferimenti chiarissimi, non ha trovato nulla di meglio da fare che attaccare Chiara Ferragni per additarla come modello negativo per gli italiani. La circostanza che è stata evidenziata dal palco di Roma è quella, nota, del pandoro Balocco, per la quale è stata comminata una multa dall’Antitrust sia a due società che curano l’immagine di Chiara Ferragni, sia alla stessa Balocco. Giorgia Meloni ha detto: «Il vero modello da seguire non sono gli influencer che fanno soldi a palate indossando degli abiti o mostrando delle borse, facendo da eco al design o addirittura promuovendo carissimi panettoni con i quali si fa credere che si farà beneficenza, ma il cui prezzo serve solo a pagare cachet milionari. Il vero modello da seguire è il modello di chi quella eccellenza italiana la inventa, la disegna, la produce».

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Giorgia Meloni su Chiara Ferragni, perché è un sintomo evidente del dibattito politico italiano

Tono alto, tipico delle arringhe della presidente del Consiglio, e applausi della folla. Potrebbe essere un vero e proprio sintomo del dibattito politico in Italia. L’influencer marketing – dal momento che non è solo marketing, ma sta diventando un vero e proprio termometro della popolazione – sembra essere una priorità anche dal punto di vista politico. Soprattutto se l’influencer marketing – o l’attività di influencer in generale – non sembra essere allineato alla dottrina ideologica che sta guidando l’azione politica e istituzionale del Paese.

Ha senso questa cosa, al giorno d’oggi? Attraverso un attacco pubblico dal palco di una manifestazione politica non si legittima ancor di più l’opinione e le azioni di chi comunica attraverso i social network e fa dei social network il terreno principale del proprio investimento nell’imprenditoria digitale? Se si attacca, senza citarla, Chiara Ferragni non la si eleva a interlocutore politico (esattamente come è stato fatto con Elly Schlein o con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte)? Non giustifica quello che – qualche tempo fa – era nato come una boutade, ovvero il partito degli influencer?

Già quando la politica utilizza i fatti di cronaca (peggio se di cronaca nera) per cavalcare l’emotività e provare ad attirare consensi fa un’operazione discutibile. Che dire, dunque, di un presidente del Consiglio che cita una vicenda legata a una pratica commerciale scorretta per strappare l’applauso della folla durante un intervento pubblico?

Eppure, il frontale su Chiara Ferragni non è stato un unicum della manifestazione di Fratelli d’Italia. L’invito all’allenatore della nazionale italiana di calcio Luciano Spalletti e – ancor di più – l’intervento di Elon Musk che ha parlato di natalità, sostenibilità ambientale, geopolitica (oltre che, marginalmente, di intelligenza artificiale) sono tutti segnali di come anche le convention, ormai, siano modulate sulle timeline di X o sui trend di TikTok. Non ci meravigliamo, dunque, se – a cascata – le priorità del Paese non dovessero essere più quelle di un tempo.

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