«Gli insulti social dopo l’intervista a Barak Obama? Vi spiego il difficile lavoro del traduttore simultaneo in tv»

L'intervista a Paolo Maria Noseda, la voce italiana dell'ex Presidente degli Stati Uniti

08/02/2021 di Enzo Boldi

Non è un attore, ma un traduttore simultaneo che lavora anche per la televisione. Non è un supereroe, ma un professionista che da anni lavora assiduamente per cogliere tutte le sfumature del personaggio straniero a cui deve ‘prestare’ la sua voce italiana. Non è un doppiatore, anche se molte persone (in particolare sui social) non sembrano aver chiare le differenze tra le varie professioni. Abbiamo intervistato Paolo Maria Noseda, il professionista che ha consentito a tutti gli italiani di capire esattamente ogni singola parola pronunciata dall’ex Presidente degli Stati Uniti Barak Obama, ospite domenica sera di Fabio Fazio a Che Tempo che fa.

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Un lavoro che va ben oltre le credenze popolari, fatto di studi e attenzioni ai dettagli. Tutti aspetti che Paolo Maria Noseda ci ha raccontato: «Il mio è un lavoro che viene considerato di nicchia e ho molto rispetto per il pubblico. Ho letto sui social, poco dopo la fine dell’intervista, molte critiche e insulti. Persino persone che mi accusavano di leggere un copione con domande e risposte già scritte. Cosa che, ovviamente, non era vera. Io provo a rispondere spiegando le dinamiche del mio lavoro. So di non avere la voce di Vittorio Gassman o di Lella Costa, ma il mio mestiere non è quello dell’attore o del doppiatore». Le critiche piovute sui social, infatti, sono prive di motivo e fatte da utenti che, evidentemente, non conoscono il dietro le quinte della traduzione simultanea. In particolare di quella televisiva.

Paolo Maria Noseda, l’intervista alla ‘voce italiana’ di Barak Obama

Dinamiche di una professione che si declina in base al medium di riferimento: «Esistono due tipologie di traduzione simultanea. La prima è quella che avviene durante le conferenze, nelle quali è richiesto un tono più istituzionale. La seconda è quella televisiva che, per ovvi motivi, richiede una maggiore attenzione anche al senso di spettacolo che questo media deve offrire allo spettatore». Noseda ha spiegato a Giornalettismo tutto quel che i telespettatori non hanno visto ieri sera (ma anche nel corso di altri suoi lavori, e anche dei suoi colleghi): «Non sono un chiromante, quindi non posso prevedere quali parole usciranno dalle labbra della persona intervistata. Per questo motivo, come faccio sempre (collabora con Che Tempo che Fa da 20 anni, ndr), avevo davanti a me due monitor: nel primo era inquadrata la scena; nel secondo c’era il primo piano di Barak Obama». Un artifizio di chi ha una notevole esperienza (leggere il suo curriculum per credere) nel campo: vedere in primo piano un volto che parla permette di intercettare tutte le parole e anche le reazioni somatiche dell’intervistato. Insomma, un qualcosa che permette di raggiungere l’obiettivo dello spettacolo alla traduzione simultanea dura e pura.

La lunga preparazione dell’intervista a Che Tempo che Fa

Tornando all’intervista all’ex Presidente Obama andata in onda domenica sera a Che Tempo che Fa, Paolo Maria Noseda ha spiegato a Giornalettismo i lunghi tempi di preparazione per un evento così epocale per la televisione pubblica italiana: «La grande protagonista di tutto ciò è stata Monica Tellini che da un anno stava lavorando affinché si arrivasse all’intervista con Obama in diretta su Rai3. Quando si parla di personaggi di questo tipo, infatti, i tempi sono molto più dilatati». E per quanto riguarda la sua preparazione? «Ovviamente serve una conoscenza del personaggio. Io ho seguito Obama e tradotto le sue parole in diverse occasione. L’ultima, prima dell’intervista di domenica sera, nel suo ultimo discorso alla Casa Bianca. Ma questi sono solo alcuni step che si aggiungono a ulteriori approfondimenti, come l’incontro con il ghostwriter Jon Fauvre, molto vicino all’ex Presidente Usa». Insomma, non un gioco da ‘cotto e mangiato’. Studi su studi che, a volte, vengono ‘ostacolati’ dal bello della diretta: «Se poi Obama decide di parlare dei suoi canestri a basket, ovviamente, devo riadattarmi». Ma questo fa parte del suo lavoro e Noseda lo sa bene nei suoi lunghi anni di esperienza.

Agli insulti si replica con la professionalità

Non potevamo non chiedere a Paolo Maria Noseda un rapido commento su quanto avvenuto sui social network durante e dopo l’intervista a Barak Obama. Alcuni utenti, che forse non conoscono le dinamiche del lavoro di un traduttore simultaneo in tv, chiedevano di «spegnere la voce» italiana per far ascoltare solo quella americana dell’ex Presidente Usa. E lui, dall’alto della sua esperienza, ci dà una risposta razionale che va ben oltre l’analisi delle critiche ricevute: «Io cerco di non essere dispiaciuto, anche se trovo assurdo sparare su una persona che sta facendo il suo lavoro. Io cerco sempre di essere il più aderente possibile al contenuto e questo si deve anche legare all’essere il più comprensibile possibile in italiano. Capisco anche le persona che volevano ascoltare la viva voce di Obama e per questo io lotto da anni affinché ci sia una doppia uscita televisiva: una con l’audio originale e l’altra con la traduzione. Così sarebbero tutti più contenti.

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