Cosa aveva chiesto l’Antitrust al Parlamento lo scorso giugno

Già all'epoca aveva individuato delle vulnerabilità nella concorrenza nel settore della telefonia

01/11/2023 di Gianmichele Laino

L’AGCM aveva già evidenziato questa estate, nell’ambito di una serie di analisi e ricerche fatte sul miglioramento dell’ecosistema della concorrenza in Italia, di quanto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza fosse in grado di migliorare l’efficienza nel funzionamento dei mercati, tenendo conto del quadro socioeconomico attuale. Oltre ad alcuni settori come quello autostradale, farmaceutico, postale, per quanto riguarda i limiti nelle emissioni elettromagnetiche, il settore delle acque minerali, del commercio al dettaglio, l’autorità ha evidenziato anche possibili interventi nel settore della telefonia mobile. Da questo punto di vista, aveva già osservato i cosiddetti fenomeni relativi all’Operator Attack.

Operator Attack, cosa aveva chiesto l’AGCM

Per quanto riguarda gli operatori telefonici più grandi, l’AGCM aveva notato che questi ultimi si concentrano troppo spesso sul cannibalizzare quelli più piccoli, definiti come Mobile Virtual Network Operator o come operatori di telefonia mobile che si appoggiano sulle reti dei principali operatori. Gli operatori più grandi li attaccano offrendo prezzi estremamente più bassi per i servizi prestati o aumentando il livello di questi stessi servizi, in maniera eccessivamente conveniente rispetto al prezzo di scambio. Succedeva spesso – e l’AGCM riceveva diverse segnalazioni in proposito – che i grandi operatori avessero delle banche dati da cui attingere ai dati personali degli utenti. Una pratica che li poneva in una evidente posizione di vantaggio rispetto ai competitor più piccoli. Per questo, l’AGCM – a proposito degli operatori di telefonia – aveva fatto una precisa richiesta al legislatore italiano.

«Al fine di impedire che tali condotte commerciali, rese possibili solo in virtù della conoscenza di informazioni disponibili per alcuni operatori, determinino il progressivo deterioramento del livello di concorrenza nei servizi di telefonia mobile, l’introduzione di una specifica norma che vieti tali condotte appare lo strumento più efficace e rapido per raggiungere tale scopo – si legge in un documento riferito al mese di giugno 2023 -. A tal fine, si può integrare il già esistente divieto di discriminazione previsto dall’articolo 98-duodecies del d.lgs. n. 207/2021 Attuazione della direttiva (UE) 2018/1972 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, che istituisce il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche (rifusione), aggiungendo un comma relativo alla discriminazione, anche nelle condizioni tecnico-economiche, basate sul fornitore di rete o servizio di comunicazione elettronica di provenienza».

Dunque, riprendendo una legge che era già operativa, l’autorità aveva chiesto al Parlamento di prevedere un passaggio in cui si sistemava questo aspetto, vietando – di fatto – la presentazione di offerte diverse sulla base della differenziazione degli operatori degli utenti a cui queste stesse offerte si riferiscono.

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