È stato proposto un modo per realizzare un NFT pirata. Ma cosa significa?
The NFT Bay è una replica di un sito di pirateria che permette di replicare la blockchain che rende unico un NFT
20/11/2021 di Gianmichele Laino
Geoffrey Huntley è un performer digitale australiano. Ha annunciato al mondo intero, attraverso un suo tweet, di aver creato un portale – in tutto e per tutto simile, nell’interfaccia e nel funzionamento, a Pirate Bay – attraverso cui poter riproporre esattamente un NFT pirata, con tutta la blockchain a esso relativa. Questo portale è stato chiamato The NFT Bay e ha subito fatto indignare i critici nei confronti del not fungible token, quella tecnologia che – praticamente – assegna a un manufatto digitale una paternità ben precisa e lo inserisce all’interno di un contesto circoscritto, senza possibilità di falsificazioni.
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NFT pirata, la provocazione e la discussione in merito
Quest’ultimo assunto – che rappresenta in qualche modo l’unicità dell’NFT – è stato messo in crisi dal progetto dell’artista australiano.
💀OMG WHO RIGHT CLICKED ALL OF THE #NFTs?☠️
🛳🏴☠️ https://t.co/o0YRK78AkL 🏴☠️🛳
👀 pic.twitter.com/g74TFqzX0n— 🏴☠️ thenftbay.org 👋 🇵🇹 (@GeoffreyHuntley) November 18, 2021
In fondo alla pagina c’è un link di download che permette di ottenere un file chiamato “preview.jpg” e che permette di scaricare una serie di file jpg che fanno riferimento alla famosa serie di NFT Bored Ape. Con questo, l’artista vuole dimostrare che i file jpg che formano la catena della blockchain e che quindi la rende unica al mondo può in qualche modo essere riproposta in forma diversa. Dall’altro lato, però, questo progetto non riesce a mettere in evidenza la titolarità e la fonte paterna della catena, che – secondo gli appassionati del genere – sarebbe il vero valore degli NFT.
Tuttavia, quello che l’artista ha voluto dimostrare è che, al momento, l’archiviazione dei vari componenti la blockchain degli NFT sono ospitati su webhost che ci restituiscono un concetto ancora molto “antico” di internet e che, per questo motivo, possono teoricamente essere collezionati anche altrove, in un gigantesco archivio da 20 Tb.
È questo quello su cui l’artista vuole far riflettere. Non è la tecnologia in sé a essere messa in discussione, ma gli strumenti che oggi abbiamo per utilizzarla. Strumenti che non sembrano all’altezza: per garantire l’originalità della blockchain e impedirne la riproduzione bisognerà assicurarsi di avere un sistema di archiviazione dei singoli file molto diverso da quello attuale.