La stretta di New York sugli Airbnb: cosa prevede e come sta andando

C'è un mix di due fattori: la lentezza con cui vengono evase le richieste di licenze per gli affitti brevi e una nuova legge che cerca di ostacolarli

06/10/2023 di Gianmichele Laino

La dura legge della Grande Mela. A New York, non è così scontato – per gli utenti di Airbnb (ma anche di altre piattaforme di affitti brevi) – poter disporre di una stanza all’interno della quale soggiornare. Una legge statale, infatti, mette dei paletti rispetto a chi ha il diritto di poter mettere a disposizione, in generale e sulle piattaforme, un posto letto. Il tutto è subordinato, poi, all’iscrizione – all’interno di uffici locali preposti – dei cittadini e la concessione delle licenze. Dunque, capiamo subito come New York e Airbnb stiano vivendo un momento difficile: da un lato, perché la legge rimette in discussione delle cose che, inizialmente, erano scontate; dall’altro, perché paralizza gli uffici e mette in difficoltà degli impiegati che, nel giro degli ultimi mesi, non hanno ancora trovato un equilibrio rispetto al grande volume di richieste da cui sono stati invasi.

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New York e Airbnb, storia di una corsa a ostacoli

Quali sono i principi che sancisce la legge? Il proprietario di una casa non può metterla a disposizione di un utente a meno che il proprietario non risieda effettivamente all’interno della stessa casa. Addio, dunque, alle seconde case adibite a ostello. Inoltre, gli ospiti degli host non possono mai essere più di due per volta. Per certificare questa condizione, gli host devono ottenere un’apposita licenza dagli uffici municipali che, a loro volta, si devono prendere del tempo per poter verificare che tutte le condizioni per il rilascio della licenza sussistano.

Ovviamente, se non si riesce a ottenere la licenza e l’host continua a ospitare, può imbattersi in sanzioni pari a 5000 dollari per i recidivi e le piattaforme potrebbero essere multate fino a 1.500 dollari per transazioni che coinvolgono affitti illegali. Dunque, va da sé che il problema non sia soltanto degli host, ma anche di piattaforme come Airbnb e Booking che devono accertarsi che i loro utenti siano perfettamente in regola prima di pubblicare degli annunci. Una stretta che sta rallentando, di fatto, nell’area metropolitana di New York tutto il mercato degli affitti brevi.

Stando alle ultime rilevazioni, dall’apertura del portale di registrazione a marzo, l’Office of Special Enforcement (OSE) della città ha approvato solo 405 richieste di potenziali host per affitti a breve termine. Gli ultimi dati rilasciati dall’agenzia hanno rivelato 214 rifiuti e 758 domande che sono rimbalzate indietro per revisioni. Il tutto sta avvenendo a un ritmo estremamente lento. Di fatto, se si considerano i grandi volumi di New York, una paralisi per i servizi come Airbnb e Booking.

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