I cittadini europei hanno paura che l’AI possa minacciare le prossime elezioni

La propaganda deepfake spaventa i cittadini Ue: questo il risultato di un recente sondaggio. E il potenziale dell'AI in ambito politico e democratico sembra essere più distruttivo che costruttivo

05/10/2023 di Ilaria Roncone

Prevenire è meglio che curare. Ma per prevenire efficacemente occorre vedere, analizzare e trovare una soluzione al dilagare di un fenomeno a livello mondiale, quello dei contenuti deepfake generati tramite AI. Tra le persone che recentemente sono state vittime di deepfake troviamo volti noti con Elon Musk e giornalisti della BBC o – ancora – Hillary Clinton. Quella della propaganda deepfake è una problematica che – soprattutto in luce delle tante elezioni chiave che ci saranno l’anno prossimo, tra cui quelle europee e quelle americane, e che coinvolgeranno circa 2 miliardi di persone – deve essere ben compresa e domata (anche se, nonostante l’AI Act europeo, la questione rimane ancora spinosa come stiamo vedendo nel monografico di oggi).

Un recente sondaggio citato da Euractiv (rete di media paneuropea specializzata nelle politiche dell’Unione europea) evidenzia che i cittadini europei vedono nell’intelligenza artificiale e nei deepfake una minaccia sera per le elezioni del prossimo anno.

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L’intelligenza artificiale in politica: più rischi o più benefici?

Partiamo dalla lista dei potenziali benefici – menzionati di recente anche da Wired -: l’intelligenza artificiale, se usata in maniera adeguata, può favorire determinati processi della democrazia. In primis, può tornare utile quando i decisori dei governi si trovano a dover scegliere: avere a disposizione l’AI che aiuta ad analizzare enormi quantità di dati su una situazione può aiutare a compiere scelte più ponderate.

L’intelligenza artificiale torna utile anche quando, durante un dibattito elettorale, è necessario portare alla luce se quanto affermato da un candidato in quel momento è coerente con quanto aveva detto in passato. Un utilizzo senz’altro utilissimo, se ci pensiamo, nelle (troppe) occasioni in cui non è chiaro se un politico sta dicendo il vero o sta solo facendo propaganda per vincere le elezioni. L’AI, inoltre, può essere utile quando si tratta di comunicare con i singoli elettori andando a personalizzare i messaggi.

La lista dei benefici, però, è corta e tanti – molto probabilmente – devono ancora emergere poiché gli staff e i cittadini potranno pienamente rendersene conto quando saranno più vicini e nel pieno delle elezioni che li coinvolgeranno. Sono chiarissimi già fin da ora, invece, i rischi. L’esistenza stessa dei deepfake, che se diffusi nel luogo giusto al momento giusto possono rovinare un candidato, ha un forte potenziale di influenza in questi contesti. Avevamo già parlato, la scorsa primavera, del caso delle elezioni del sindaco di Chicago. Un altro esempio che ha destato scalpore – e su cui Reuters ha fatto il fact checking – è quello del presunto video di endorsement di Hillary Clinton al candidato repubblicano Ron DeSantis che si è diffuso sempre la scorsa primavera.


«Sai, la gente potrebbe essere sorpresa di sentirmi dire questo, ma in realtà mi piace molto Ron DeSantis. Si lo so. Direi che è proprio il tipo di persona di cui questo Paese ha bisogno, e lo dico davvero. Se Ron DeSantis venisse insediato come presidente, mi andrebbe bene», afferma Hillary Clinton. Il video presenta anche sottopancia e logo per ingannare chi lo vede affinché pensi che si tratti di un contenuto trasmesso da MSNBC (rete che ha poi confermato che quel video non è mai stato trasmesso).

Il video è stato creato con un sistema AI e diffuso apposta, come ha ammesso l’autore.

La propaganda deepfake fa paura ai cittadini Ue

Tornando in Europa, il recente sondaggio che abbiamo citato all’inizio dell’articolo dimostra che i cittadini europei sono abbastanza consapevoli dei rischi che stiamo per correre. Per capire in che termini, riportiamo prima le note metodologiche e poi i numeri di questa indagine ad opera dell’organizzazione filantropica Luminate pubblicata il 19 settembre. Ad essere coinvolti sono stati cittadini britannici (2.156), cittadini tedeschi (2.067) e cittadini francesi (1.008) diversi sotto il punto di vista dell’età, del genere, della provenienza e del contesto politico.

Emerge immediatamente come più della metà dei cittadini sia tedeschi che francesi sia preoccupata dell’effetto che i deepfake potrebbero avere sulle elezioni. Parlando per numeri più precisi, il 57% dei francesi e ben il 71% dei tedeschi pensa che la propaganda deepfake avrà delle conseguenze negative sul processo democratico.

Ai cittadini è stato chiesto anche un parere su dati personali e effetto delle Big Tech sulla democrazia. Per quanto riguarda la protezione dei dati, l’81% dei cittadini francesi e il 75% dei cittadini tedeschi valutano come importante il diritto di opporti al trattamento da parte delle piattaforme social per fini pubblicitari; oltre a questo, il 64% dei francesi e il 63% dei tedeschi ritiene di non avere il controllo sui propri dati e sull’uso che le piattaforme ne fanno. In generale – parlando delle piattaforme social e delle aziende che le guidano – il 33% dei tedeschi intervistati e il 44% dei francesi intervistati ritengono che le aziende social abbiano un impatto negativo sulla democrazia mentre solo il 18% e il 14%, rispettivamente, attribuisce loro un impatto positivo.
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