La lettera di Natalia Aspesi ai leoni da tastiera

Il pensiero della scrittrice pubblicato oggi dal quotidiano La Repubblica sui commentatori dei social che l'hanno presa di mira per alcuni suoi "commenti" a corredo del Festival di Sanremo

16/02/2022 di Redazione

I social network non “appartengono” solamente ai giovani, visto che molte generazioni sono state – di fatto – inghiottite dalle dinamiche dialettiche e comunicative che le varie piattaforme in rete hanno messo a loro disposizione. Certamente ci sono social che vengono utilizzati in base all’età dell’utente, quindi la generalizzazione non può che essere errata. E Natalia Aspesi, nella sua lettera contro i leoni da tastiera, inciampa in questa facile categorizzazione che risponde all’altrettanto facile equazione: social=giovani. Un errore da cui, però, emergono molte verità sull’utilizzo di questi mezzi di comunicazione da parte di tutti.

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L’analisi “sociologica” fatta dalla scrittrice e pubblicata oggi, mercoledì 16 febbraio 2022, sul quotidiano La Repubblica parte da una serie di commenti che le sono stati rivolti dopo aver scritto – nel recente passato – un pensiero sul concetto di inclusività che ha pervaso e accompagnato l’ultimo Festival della Canzone italiana di Sanremo. In quella occasione, era la fine di gennaio (quindi prima dell’inizio della kermesse) non aveva criticato – tra i tanti – Drusilla Foer ma la «retorica ipocrita» attorno a questo concetto. Un pensiero con cui ogni lettore può essere d’accordo o in disaccordo. E proprio in quel suo articolo, aveva paragonato quel concetto di inclusività, sciorinato con queste parole: «Osiamo chiederci perché uno spettacolo rasserenante, e per alcuni persino divertente, debba essere considerato come un concorso per bidelli e quindi includere, includere, includere».

Natalia Aspesi e la lettera ai leoni da tastiera

Giusto o non giusto pensarla così? Ciascuno di noi ha una sua idea che, però, deve essere espressa nel rispetto del pensiero altri. Almeno in forma dialettica. Natalia Aspesi, invece, critica chi l’ha contestata ferocemente – con un linguaggio non consono – sui social per quel suo paragone tra il Festival di Sanremo, i concorsi pubblici (il riferimento, per esempio, ai bidelli) e il concetto di inclusività. E sui leoni da tastiera scrive:

«Chiunque twitta vuole solo fare stragi sia di sconosciuti che di potenti, non certo provare a dialogare se non con piacevoli seduttori, che si sa son lì per fregarti e già in troppi ti han clonato la carta di credito.
Ciò che mi stupisce più di tutto, oltre il costante brontolio, è proprio questa stravaganza. Milioni di cittadini, virologi, maestre, registi, pensionati, escort, ingegneri e bidelli, chiunque altro, saprebbero come far funzionare il Paese, ma nessuno dà loro retta. E vuoi non essere incazzato?».

L’analisi del fenomeno dei leoni da tastiera sembra essere impeccabile in questa lettera scritta da Natalia Aspesi. La scrittrice ha ragione sulla deriva del linguaggio sui social, ma sottovaluta un aspetto fondamentale: lei ha la possibilità – guadagnata sul campo – di esprimere il proprio pensiero su una testata di rilievo nazionali, altri no. Ovviamente tutto dovrebbe passare da una dialettica conforme alle regole del quieto vivere e del rispetto reciproco. Tutto ciò, però, spesso manca sulle varie piattaforme.

(foto: IPP/KATHE)

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