È morto Pietro Anastasi, l’attaccante che fece grande la Juventus. Aveva 71 anni

«Oggi è un giorno triste per tutta la Juventus, per il calcio italiano e per tutti coloro che lo hanno conosciuto. Pietro Anastasi ci ha lasciato all’età di 71 anni». La società bianconera, con un post pubblicato sul proprio sito ufficiale, ha comunicato la scomparsa dell’attaccante nato a Catania, in Sicilia, lo scorso 7 aprile 1948.

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La carriera di Pietro Anastasi

Nonostante i suoi 172 centimetri non lo rendessero un gigante, tra le qualità che hanno caratterizzato la carriera calcistica di Pietro Anastasi ci sono la velocità e l’acrobaticità. Iniziò a giocare a pallone a livelli professionali all’oratorio San Filippo Neri di Catania (dove «per tutti ero Pietro u turcu perché d’estate diventavo nero come la pece», ha detto Anastasi in una recente intervista). Si mise in luce in Serie D con la maglia della Massimiliana, dove nel campionato 1965-1966 segnò 18 reti in 31 partite. La stagione seguente fu acquistato dal Varese, in Serie B, dove nel successivo biennio giocherà al fianco di nomi quali il capitano Armando Picchi, gente di esperienza come Sogliano, Da Pozzo e Maroso, e coetanei come Cresci. Con la squadra lombarda approdò in Serie A: memorabile fu la tripletta siglata alla sua futura squadra, la Juventus, il 4 febbraio 1968. Proprio il club torinese, a maggio 1968, lo acquistò per la cifra-record all’epoca, 650 milioni di lire: Pietro Anastasi divenne così il calciatore più pagato al mondo di quel decennio. Con la maglia della Juventus avvenne la definitiva consacrazione: in totale segnò 78 gol in Serie A in 8 stagioni, vincendo 3 scudetti e formando con Bettega una grande coppia gol. Nel 1976 si trasferì all’Inter nell’ambito di uno scambio con Roberto Boninsegna. Con la maglia nerazzurra, in due stagioni, segnò in totale – tra campionato e coppe – soltanto 13 gol. Chiuse la sua carriera al Lugano, in Svizzera, nel 1982.

Il ricordo della Juventus per Pietro Anastasi

La Juventus ricorda così Pietro Anastasi: «Era impossibile non volere bene a ‘Pietruzzu‘, come lo chiamavano tutti i tifosi a rimarcarne la sua origine siciliana, perché è stato uno juventino fino in fondo e alla squadra del suo cuore ha trasmesso tutta la sua passione. Quella che da bambino, raccattapalle al Cibali di Catania, lo vede chiedere una foto accanto al suo idolo John Charles», si legge sul sito ufficiale del club bianconero. «Il sogno di vestire la maglia bianconera si concretizza nel 1968: Pietro arriva a Torino forte di una stagione memorabile nel Varese e di un gol storico in maglia azzurra nella finale dell’Europeo a Roma. Alla Juventus Pietro regala anni straordinari fino al 1976 per un totale di 303 presenze e 130 gol. Ma le cifre e l’attaccamento alla maglia spiegano solo in parte l’amore della gente nei suoi confronti. Il suo coraggio nelle giocate, le sue reti in acrobazia, il suo spirito da lottatore lo rendono un idolo, capace di exploit indimenticabili, come i 3 gol segnati alla Lazio in 4 minuti in una gara iniziata seduto in panchina. Un amore che lo stadio Comunale tradusse con lo striscione con la scritta: “Anastasi Pelè bianco“. La vita di Pietro è stata un vero romanzo bianconero, negli anni 70′ Hurrà Juventus gli dedicò una narrazione a puntate per diversi numeri. La Juventus abbraccia la moglie Anna, i figli Silvano e Gianluca e saluta Pietro con una semplice parola grande quanto lui: Grazie».

[CREDIT PHOTO: WIKIMEDIA COMMONS]

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