“Pronti a morire per Trump” il post (poi cancellato) dei repubblicani dell’Arizona fa discutere
Il post che si ispirava a una frase di Rambo ha creato forti discussioni sui social e il partito lo ha cancellato
09/12/2020 di Redazione
“Pronti a morire per Trump”. La retorica delle elezioni americane in questo 2020 è arrivata al punto più estremo, e così copiando involontariamente il Salviniano “pronto a morire per questo Paese”, i sostenitori di Trump in Arizona hanno pensato che la clip di Rambo IV e la domanda ai propri elettori se fossero pronti a mettere in gioco la propria vita per il presidente uscente. Un’idea che però, proprio come le elezioni, non è andata esattamente come si aspettavano.
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Il post sul “Morire per Trump” e la frettolosa cancellazione
A scatenare la tempesta del “morire per Trump” è stato un tweet di uno dei principali organizzatori del movimento “Stop the Steal” (Fermare il furto) Ali Alexander Akbar, che ha postato un tweet in cui si diceva “pronto a dare la vita per questa battaglia (quella sui mai provati brogli elettorali, ndr)”. Un tweet subito ripreso dall’account ufficiale del GOP in Arizona, che ha retwittato con la domanda “Lo sei anche tu?”, per poi postare una clip del film del 2008 in cui Rambo dice la battuta: “Questo è quello che facciamo, chi siamo. Vivere per niente, o morire per qualcosa”. Una clip che ha scatenato un vespaio di polemiche, costringendo il partito, guidato dall’ex candidata al Senato Kelli Ward, a cancellarlo dopo qualche ora. Ma che conferma come anche il partito giochi a infiammare il clima amplificando le accuse senza basi di Trump e dei suoi, nonostante anche il governatore dello Stato, il repubblicano e trumpiano Doug Ducey, abbia più volte negato ogni irregolarità nella prima vittoria dei democratici nello Stato in 24 anni.
With rhetoric like this, is it any wonder why the @AZGOP lost its presidential and U.S. senate races this year and the state is trending blue? Time for new leadership. pic.twitter.com/sYWgj2buPk
— Evan McMullin 🇺🇸 (@EvanMcMullin) December 8, 2020
E Ducey non è solo, visto che anche lo speaker della Camera dello Stato, l’altro repubblicano Rusty Bowers, ha rifiutato di chiedere una sessione speciale per sovvertire il risultato delle elezioni, scatenando le ire del presidente uscente e dei suoi sostenitori, arrivati a minacciare il governatore e chiunque non sostenga il tentativo eversivo della Casa Bianca. Uno scontro profondo nel partito, visto che mentre i vertici che governano lo Stato tentano di mantenere la credibilità delle istituzioni gli eletti del GOP al Congresso (sempre meno…), come i deputati Paul Gosar e Andy Biggs, spingono perché sia fatta la volontà di Trump.
Where were you when the socialists tried to steal our election? #StopTheSteaI @ali @Cernovich @AZGOP @kelliwardaz @realDonaldTrump pic.twitter.com/BGYrlfWXIB
— Paul Gosar (@DrPaulGosar) December 8, 2020