Perché sparare sull’Asl5 di La Spezia se sono sbagliate le linee guida del ministero della Salute?

Sarebbe forse il caso di rivedere il documento del ministero della Salute che equipara omosessuali e chi si prostituisce o chi si droga considerate le evidenze scientifiche?

11/02/2021 di Ilaria Roncone

Nella giornata di oggi è montata una polemica che mette al centro, accusandola di discriminazione, la Asl5 di La Spezia. Il focus è posto sul modulo Asl5 segnalato da Ferruccio Sansa su Facebook, quello che chiede di inserire una serie di X esplicitando la propria appartenenza a 30 categorie di persone . Al numero 10 – come si vede nell’immagine – troviamo i “soggetti con comportamento a rischio”. Nello specifico parliamo di: tossicodipendenti, soggetti dediti alla prostituzione e omosessuali. Il giornalista racconta di aver chiesto conto sia alla Asl che alla regione di questa dicitura, non ricevendo nessuna effettiva risposta. La risposta, però, la possiamo ricercare nel documento ufficiale del ministero della Salute delle specifiche relative alle vaccinazioni. Documento datato ottobre 2020.


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Nel modulo Asl5 La Spezia omosessuali come prostitute e tossicodipendenti

Questo è quanto afferma il modulo: se sono una persona omosessuale – sottinteso un uomo omosessuale – sono considerato dallo Stato Italiano un soggetto che assume comportamenti a rischio tanto quanto quelli di una persona che fa uso di sostanze stupefacenti o di una persona che pratica l’attività della prostituzione. Un po’ come dire che chi è gay si comporti necessariamente come chi si prostituisce, considerato che coloro che guadagnano fornendo prestazioni sessuali si assumono per lavoro i rischi che corrono le persone che hanno più partner sessuali al di là dell’utilizzo o meno delle protezioni nel sesso.

È perché gay è sinonimo di promiscuo o è un vecchio retaggio legato all’AIDS?

Inutile prendersela con la Asl5 di La Spezia che, effettivamente, può rispondere di aver fatto copia incolla dal documento ufficiale del ministero della Salute delle specifiche relative alle vaccinazioni (lo stesso identico punto 10 potete trovarlo a pagina 94). Sarà forse un documento non aggiornato, che risale agli anni ’80, quando l’omosessualità era stigmatizzata e legata a doppio filo con l’HIV, prima che venissero resi pubblici i dati reali sulla trasmissione dell’HIV? No, la data dell’ultimo aggiornamento del documento è ben visibile in fondo a ognuna delle pagine: 7 ottobre 2020. Appena qualche mese fa. Come lo dobbiamo interpretare? Significa forse che il nostro ministero della Salute non sa che nel 2019 – come riporta l’ISS – «la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’84,5% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 42,3%; MSM, Men who have sex with men 42,2%)»? Con l’ulteriore specifica: «Diversamente dagli anni precedenti, in cui la trasmissione eterosessuale era sempre più frequente rispetto alla trasmissione MSM, nel 2019, per la prima volta, la quota di nuove diagnosi HIV attribuibili a MSM è pari a quella ascrivibile a rapporti eterosessuali». Oppure che il nostro Stato cade nel cliché che se sei omosessuale, bisessuale o appartenente alla comunità queer devi necessariamente avere un’attività sessuale più promiscua di quella degli eterosessuali? Attendiamo risposta.

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