L’ecommerce Mirta e l’artigianato Made in Italy che si riversa nel digitale

Mirta incontra gli artigiani del Made in Italy di lusso per portare la tradizione e l'italianità in tutto il mondo tramite l'ecommerce

21/05/2021 di Ilaria Roncone

Nozione chiave: dare la massima visibilità possibile alle eccellenze dell’artigianato italiano perché, tramite la tecnologia, possano raggiungere i clienti in tutto il mondo. Questa la mission di Mirta, piattaforma di ecommerce che ha scelto di allargarsi per aiutare i lavoratori italiani nel momento in cui ce n’è più bisogno. La pandemia, infatti, ha complicato non di poco la vita degli artigiani del Made in Italy che – con il livello di turismo che rasenta lo zero – hanno accusato fortemente il colpo. Il supporto digitale dato da Mirta per gli artigiani rappresenta una grande opportunità e, in quest’ottica, l’ecommerce ha deciso di allargare la sua selezione di prodotti – finora incentrata sull’eccellenza della pelletteria, della seta e del cachemire – a tutto quello che riguarda la casa.

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Mirta, l’ecommerce per gli artigiani del lusso italiano

«Lanciare una nuova sezione Home è stata una prosecuzione naturale per noi: ci ha permesso non solo di incontrare il desiderio dei nostri acquirenti di arredare casa con elementi di grande valore, ma anche di aiutare una nuova porzione di artigiani italiani a farsi conoscere», spiega Martina Capriotti, co-founder di Mirta. Vista la scelta coraggiosa e l’implementazione di una piattaforma che mira a dare rilievo alle eccellenze italiane, abbiamo intervistato Capriotti e l’altro founder Ciro Di Lanno, per capire in che modo è stato gestito questo periodo di pandemia da loro e dagli artigiani.

La nuova sezione Home è stata definita «una prosecuzione naturale dopo aver lavorato per dare visibilità agli artigiani della pelletteria, della seta e del cashmere – qualcosa che, spiegano i due founder a Giornalettismo – ci ha permesso non solo di incontrare il desiderio dei nostri acquirenti di arredare casa con elementi di grande valore, ma anche di aiutare una nuova porzione di artigiani italiani a farsi conoscere».

Come fare della pandemia un punto di forza

«Una conseguenza evidente del Covid è stata la voglia di rendere la propria casa ancora più confortevole e il settore home è cresciuto moltissimo. Da parte nostra, siamo orgogliosi di far arrivare l’eccellenza del Made in Italy dei tessili per la casa in tutto il mondo», sottolineano i founder di Mirta. Una scelta che dovrebbe rivelarsi vincere: «Secondo le nostre stime, il settore home rappresenterà il 20% del fatturato di Mirta entro i prossimi 3 anni e puntiamo ad avere sulla piattaforma circa 100 artigiani del comparto entro il 2022».

Durante la pandemia hanno sicuramente aiutato anche i virtual tour delle botteghe fatti da Mirta: «Questo tipo di esperienza è stata vissuta con entusiasmo dai nostri clienti soprattutto durante i vari lockdown, quando ci era permesso di muoverci di casa solo con la fantasia, o appunto con la tecnologia e fa parte della connessione che cerchiamo di creare tra artigiano e cliente». Una modalità che, alla fine dei conti, «non ha compensato la presenza di turisti ma ha reso possibile un avvicinamento più sincero e trasparente tra persone lontane fisicamente».

«Italianità senza cadere in stereotipi»

Mirta – almeno per ora – opera all’estero soprattutto nei mercati di Usa, Asia (in particolare Hong Kong, Singapore, Giappone) e Nord Europa puntando tutto sul racconto dell’artigianato e dell’italianità. L’obiettivo, tramite l’ecommerce e i social, è quello di «”educare” il consumatore alla tradizione artigiana» passando anche attraverso «shooting che facciano risaltare artigianalità e Italianità senza cadere in stereotipi per non snaturare la tradizione, ma cercando di esaltarla e amplificarla con nuovi canali».

Lo story-telling accompagna ogni utente e possibile cliente in tutte le fasi, anche dopo l’acquisto, «cercando di ricreare online l’esperienza in bottega» che sia «personalizzata e vicina all’esperienza tipica della bottega artigiana». Tramite la narrazione Mirta riesce ad «accogliere sul sito persone interessate e alla ricerca di prodotti di alta qualità con un’esperienza – come riferiscono i clienti – personalizzata e individualizzata» che si rivela essere un aiuto concreto per le scelte di acquisto. La chiave del successo della comunicazione è «rendere l’esperienza più umana nonostante siamo un’azienda digitale e tecnologica».

Su Mirta l’artigianato si riversa nel digitale

Nell’immaginario comune – e degli artigiani stessi – la manualità del classico “fatto a mano” italiano non va sicuramente a nozze con il tech ma la pandemia ha sicuramente accelerato un’unione che s’ha da fare. «L’impatto del Covid ha fatto nascere in molti artigiani la curiosità di provare un canale nuovo per poter continuare a lavorare in un periodo di stop – ci spiegano Capriotti e Di Lanno – e grazie al digitale siamo riusciti ad allargare la base clienti e a far smaltire gli ordini b2b che gli erano stati cancellati».

Dal lato del consumatore, invece, Mirta ha dato – in parte – la possibilità di fare quello che ci è stato precluso per più di un anno: viaggiare. «Il consumatore in Mirta – ci spigano – non ha solo trovato un sito su cui comprare prodotti di alta qualità, ma ha avuto un modo per “viaggiare” virtualmente proprio grazie a ciò che comunichiamo tramite i vari canali».

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