Community.wine è il social network del vino che «va oltre lo stesso social network»

L'intervista ad Alessandro Pepe, founder e head sommelier di Rimessa Roscioli

07/05/2021 di Gianmichele Laino

Connette amanti del vino, produttori di vino, studiosi della materia. È un concetto che punta a recuperare l’idea di base che aveva animato la nascita dei social network e che insiste sul concetto di comunità. Quella stessa comunità che, paradossalmente, proprio i social network hanno smarrito. Alessandro Pepe – founder e head sommelier di Rimessa Roscioli – ci spiega com’è nata e come si sta sviluppando community.wine, la piattaforma – che a breve diventerà una app – che punta a connettere gli appassionati di vino.

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Community.wine è la piattaforma che mancava per raccontare il vino di qualità

«Dietro c’è comunque il nostro canale YouTube, le nostre pagine social – ha spiegato Alessandro Pepe a Giornalettismo -. L’ultima degustazione che abbiamo fatto prima del lockdown era stata in California, al board di Facebook. Loro erano interessati a tutti quelli che fanno community perché i social network oggi come oggi disincentivano la community e pensano troppo all’individualità. Si tratta di un sistema poco attrattivo per un inserzionista pubblicitario. Avevamo molta difficoltà a seguire gli algoritmi dei social network, ci sembrava che non ci fosse un grande spazio di azione. Per questo ci siamo creati il nostro gruppo, innanzitutto contattando i produttori. Il nostro spazio virtuale è community.wine, un luogo dove si organizza tutto il materiale che abbiamo a disposizione e dove c’è interazione, dove si crea rete».

Quello che può avvenire sulla piattaforma community.wine è l’incontro tra il grande esperto e studioso di vino e il semplice appassionato. Che, a volte, può esprimere un punto di vista sorprendente sul prodotto di qualità. «Noi stiamo cercando di essere più orizzontali possibile – continua Alessandro Pepe -. Anche se io sono il classico sommelier un po’ rompiballe, mi è capitato tantissime volte, durante le degustazioni, che quello che non aveva mai bevuto vino in vita sua era molto più bravo nel contestualizzare il vino rispetto a un super esperto. Un neurologo che abbiamo intervistato per un nostro video recente ci ha spiegato che, a volte, le sovrastrutture sono un limite sensoriale e questo si accentua ancora più spesso con il vino, per cui si tende a categorizzare tutto. I giovani sommelier, da questo punto di vista, faticano molto. Non bisogna essere per forza esperti per apprezzare il vino: l’idea che ci sia un luogo che riflette online lo spirito di Rimessa Roscioli è quello che ci ha spinto verso la direzione che stiamo prendendo».

Cosa si può fare in questa piattaforma

Il prossimo obiettivo è quello di trasformare la piattaforma di community.wine in una applicazione, che possa essere il luogo fisico dove immagazzinare un grande sapere a livello enologico. Non è un concetto banale: nel corso del tempo, Alessandro Pepe ha raccolto un campionario vastissimo di prodotti video che riguardano i vini di qualità. «L’app verrà implementata nei prossimi mesi – ci spiega -. Tra sei-sette mesi riusciremo a raggiungere i 1000 video che si aggiungono alla nostra video library sul vino che è già la più aggiornata al mondo. Il futuro sta nell’organizzazione del sapere e l’app ci servirà a questo: si potrà seguire un corso online gratuito, al termine del quale si potrà rispondere alle domande che verificano le conoscenze che si sono nel frattempo sviluppate. Il secondo ruolo dell’app è quello di mettere in connessione anche fisicamente l’utente con l’azienda, migliorare la rete tra i produttori che già c’è. Sicuramente punteremo tantissimo sul tema del viaggio, far scoprire parti d’Italia che prima non si conoscevano grazie al vino».

In tutto questo, l’epidemia di coronavirus ha sicuramente dato un’accelerata importante al lancio del progetto. Ma senz’altro non è stata l’occasione in cui questa idea è stata partorita. Il cruccio di creare un grande luogo di comunità del vino, virtuale ma con connessioni reali, risaliva a molto prima: «Il progetto è partito nel 2019, prima della pandemia. Di certo, in questo periodo abbiamo avuto a disposizione il tempo per poter mettere a terra un progetto che nasceva da lontano. Per questo è nata una piattaforma che metta in rete tutto: Roscioli è un nome importante e l’idea che ci siano quelle 20-30mila persone dietro che conoscono il nostro marchio è un concetto che ci conforta. I video che abbiamo fatto sono stati sicuramente la base di partenza il giorno dopo il primo lockdown. L’obiettivo è quello di superare tutto, anche quel senso di depressione – nel senso dell’american depression degli anni Venti – che si sta sviluppando in questo nostro tempo, così si può ripartire».

Un progetto, quello di community.wine, che non ha l’ossessione dei numeri – come spesso capita a chi lavora nel mondo del digital -, ma che punta su un fattore determinante: valorizzare l’esperienza degli artigiani del vino, dare loro voce e, perché no, specchiarsi nel grande bagaglio di conoscenze che hanno messo a disposizione nella produzione: «Come iscritti sui canali social e la mailing list – conclude Alessandro Pepe – abbiamo circa 50mila persone. Gli iscritti al nostro Wine Club sono 1100, per la maggior parte stranieri, ma da qualche tempo hanno iniziato a iscriversi anche utenti italiani. I produttori di vino coinvolti sono 350-400, una cifra che rappresenta una buona percentuale rispetto al totale dei veri artigiani del vino italiani. La nostra community di riferimento è questa. Quella che punta a proporre e a raccontare la qualità».

FOTO dal portale di Rimessa Roscioli

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