La sartoria digitale della lingerie passa per Chitè

Chitè è un brand che promuove non solo la sartoria digitale della lingerie ma una nuova narrazione della donna nel mondo della moda

02/04/2021 di Ilaria Roncone

Abbiamo contattato Chiara Marconi, co-founder di Chitè, per parlare dell’e-commerce di successo (e non solo) che ha creato insieme a Federica Tiranti. Mychitè non è solo una piattaforma per la vendita di biancheria intima ma si lega a doppio filo a un messaggio di accettazione del proprio corpo e alla totale personalizzazione sia dell’esperienza che del prodotto. Personalizzazione che, in questo momento, è in fase di aggiornamento: «La sezione MyChitè del sito (quella in cui è possibile costruire da zero il capo di abbigliamento che si desidera creare n.d.R.) è in coming soon, ne uscirà una nuova versione venerdì prossimo», ci ha spiegato Chiara.

Proprio in questa sezione troviamo uno dei massimi valori di Chitè: «È quello che ci rende start-up innovativa ed è quello che ci differenzia da tutti gli altri brand di intimo. L’abbiamo lanciata come un MVP (Minimum Viable Product) con l’obiettivo di metterlo sul mercato e, da lì, iniziare a testarlo. Abbiamo fatto tutta una serie di interviste e di surveys con clienti e potenziali clienti per identificare le cose da sistemare e i punti sui quali continuare a lavorare. Questo ci ha portato, dopo un anno, a rilasciare una nuova versione di MyChitè che prevede un aumento esponenziale delle combinazioni di tessuti possibili più una nuova interfaccia e una nuova user experience».

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Chitè e la digitalizzazione della sartoria di intimo

«MyChitè è sviluppato custom, personalizzato, ed è una web app nostra, siamo proprietari del codice. Questo sicuramente è uno dei valori aggiunti di Chitè e siamo il primo brand di intimo a livello internazionale ad averla sviluppata, ad aver portato un servizio sartoriale in un settore che non solo solitamente ne è privo ma lo abbiamo anche digitalizzato. Di fatto, ci sono delle altre marche super di lusso che permettono di fare il reggiseno su misura ma devi prendere l’appuntamento con la sarta. Nel nostro caso, invece, è possibile concludere il tutto online ricevendo a casa il capo, che viene creato in due settimane e poi spedito. Se quando il capo arriva ci sono fixing da fare non c’è alcun problema, tutto rimane a carico nostro e bisogna solo indicarci le modifiche necessarie per poi riavere indietro il capo su misura corretto».

La personalizzazione del capo d’abbigliamento scelto è massima. Chiara ci ha spiegato che sul sito è possibile scegliere ogni singolo componente e, nel caso di un reggiseno per esempio, si può partire scegliendo il tessuto di base (compreso il tipo di pizzo), il tipo di spallina, il colore, il tipo di chiusura, addirittura il tipo di anelli regolatori e il tipo di gancini. Si parla quindi di una «personalizzazione a 360° del capo per un totale di 176 mila combinazioni possibili». Ovviamente anche la taglia è personalizzabile fino in fondo: «Puoi scegliere se dare le misure in centimetri (nel caso del reggiseno servono seno e torace) oppure puoi chiedere una taglia standard, come una seconda».

Come lavorare alla narrazione della donna nell’intimo

La body positivity trova ampio spazio sul sito, come si nota immediatamente approdando tra pagine in cui la modifica del difetto con Photoshop è non esiste e qualunque corpo è ben accetto: «Questo concetto sta alla base della nascita di Chitè perché quando io e Federica ci siamo messe a ragionare, in quella creperia a Parigi, non pensavamo di fare un marchio di intimo. Si è trattato più di un punto di approdo, siamo partite dall’uscire per una serata indossando lo stesso completo di intimo e constatando che ci troviamo tutte ad indossare sempre gli stessi marchi. Da lì abbiamo iniziato a parlare e ci siamo rese conto dell’enorme differenza della figura della donna oggi rispetto agli ultimi decenni, c’è stato un percorso evolutivo in qualunque società, non solo nella nostra. Il mondo della moda si sta avvicinando a una narrativa della donna molto più moderna e più corretta, in linea con il women empowerment che stiamo vivendo: anche solo a dicembre 2017, però, ci siamo rese conto di quanto il settore dell’intimo fosse indietro. Allora la narrazione della biancheria era tutta legata agli Angeli di Victoria’s Secret e le supermodelle che altro non facevano che strusciarsi di fronte alla telecamera: pura mercificazione del corpo femminile, in sostanza»

Un altro importante messaggio, guardando i boxer unisex creati appositamente sia per lei che per lui, riguarda la parità di genere che passa dall’abbigliamento: «Questo è il primo passo, per ora, nell’ottica di far indossare alle donne cose che finora sono state prettamente maschili».

Il corpo giusto da accettare è la versione più sana di noi

Per creare prodotti per le donne e vendere prodotti alle donne, soprattutto in un ambito così intimo, serve fare propri tutti questi cambiamenti: «I bisogni e la psicologia delle donne di oggi sono molto diversi. Ci siamo dette sin da subito che il nostro messaggio avrebbe dovuto essere valorizzante, un intimo che compri per te stessa e non per un uomo, che valorizzi te stessa e che ti spinga ad avere la voglia la mattina di fermarti e guardarti allo specchio, prima di uscire, e dire: io oggi sono una figa. Indipendentemente da quello che poi ti metti sopra, fosse anche una tuta da ginnastica. L’intimo deve farti star bene e farti sentire bene. Partendo da questa filosofia la body positivity si è inserita perfettamente, tenendo presente che prima di tutto bisogna saper distinguere ciò che è comunicazione e ciò che è commerciale. Soprattutto nel mercato italiano. Nella body positivity crediamo profondamente ma, allo stesso tempo, sappiamo che ha un impatto negativo sulle nostre vendite. Il pubblico italiano non è sempre pronto: la donna guarda la tua comunicazione, ti dice bravo e si dice d’accordo ma se poi deve acquistare il prodotto e lo trova indossato solo da una taglia 46, psicologicamente poi si dice “non lo prendo”. Siamo pioniere e continuiamo a lavorare nella nostra direzione, però alla fine tutti si professano femministi ma si cade in tranelli del genere. Per vendere, quindi, scattiamo foto sia di fisici con connotati più da modelle sia su fisici di donne che modelle non sono».

Alla fine dei conti, quindi, anche la body positivity di Chitè può dirsi personalizzata: «La nostra body positivity mira a promuovere un messaggio di cura si sé, un messaggio sano e di vivacità. Soprattutto dopo un anno come il 2020, dal quale stiamo uscendo tutti fisicamente e mentalmente provati. In quest’ottica atterrare su una qualsiasi pagina di Chitè deve essere come una boccata d’aria, un tuo spazio e un tuo momento. Un po’ come stare a casa, sentirsi nel proprio: questo è quello che vorremmo trasmettere, incrociandolo con un messaggio di salute e di accettazione del proprio corpo senza sdoganare comportamenti scorretti»

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