La minimum tax sulle multinazionali (compresi i giganti del web) rischia di essere l’unico risultato del G20

Tra l'altro, un dato di fatto già acquisito in passato: sul clima, invece, c'è molta più strada da fare

31/10/2021 di Gianmichele Laino

I leader del mondo – in 15, oltre a Xi Jinping e a Putin collegati in remoto, mancavano anche alcuni altri capi di stato – hanno appena scattato la loro foto ricordo di Roma davanti alla Fontana di Trevi. Hanno lanciato la monetina alle loro spalle e hanno espresso i loro migliori auspici per il futuro. Già, perché l’accordo sul clima – tanto atteso per questo G20 – rischia di essere il solito testo di compromesso, come se ne sono visti tanti altri in questi anni, senza una vera e propria svolta definitiva. Invece, se c’è un risultato emerso con chiarezza da questo incontro tra i potenti della terra, presieduto dall’Italia con Mario Draghi e che si sta concludendo in queste ore a Roma, è sicuramente quello sulla global minimum tax, quella che andrà a colpire le multinazionali, compresi i giganti del web.

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Il risultato della minimum tax globale al G20 di Roma

Su questa opzione si era discusso già nei mesi scorsi. Dagli Stati Uniti era arrivato il primo input, si era arrivati – anche nel corso di vari meeting internazionali, compreso l’ultimo G7 – a stabilire questa tassazione per le multinazionali e per i colossi del web al 15% (anche se Joe Biden, uno degli sponsor principali, avrebbe preferito alzare l’aliquota al 21%).

L’obiettivo è evitare che le grandi multinazionali – e tra queste anche Big Tech, con Amazon, Facebook, Google e altri in primissima linea – possano trasferire le proprie sedi fiscali in stati dove il regime fiscale possa essere considerato più favorevole. Dunque, 15% dovunque, per immettere capitali all’interno dell’economia globale e ridimensionare la portata degli espedienti che hanno permesso fino a questo momento – e in maniera completamente legale – alle multinazionali di pagare meno tasse rispetto ai propri fatturati.

L’esito del G20 a Roma

Le aziende con fatturati oltre i 20 miliardi potranno essere tassate anche nei Paesi dove avvengono i consumi, mentre la soglia del 15% vale per tutti gli stati all’interno dei quali le multinazionali operano. Dal G20 di Roma è arrivato un segnale molto chiaro e netto, privo di ambiguità su questo aspetto. I grandi della terra si sono confrontati e hanno appianato anche le minime divergenze in merito, ritenendo il risultato sulla minimum tax una sorta di asset globale. Sarà più difficile avere la stessa comunione di intenti per le decisioni sul clima, da quelle per l’aumento delle risorse (da 100 a 150 miliardi per i Paesi che dovranno allinearsi alla sostenibilità ambientale), fino a quelle sulla data entro cui azzerare le emissioni e raggiungere il risultato del contenimento dell’aumento delle temperature globali a 1,5 gradi centigradi. Su questa, vista la distanza che c’è soprattutto da parte di Cina e India, il pronunciamento del G20 si annuncia molto più vago.

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