L’arbitrato che Meta deve sostenere per gli stress test della batteria degli smartphone di alcuni utenti

La causa è stata promossa da George Hayward, un ex data scientist di Meta che, nel mese di novembre del 2022, è stato licenziato. A suo dire perché non aveva voluto partecipare a questa sperimentazione

02/02/2023 di Gianmichele Laino

Immaginate questo scenario. Una delle app probabilmente più scaricate al mondo, che tutti noi – o che la stragrande maggioranza di noi – ha installato sul proprio smartphone, può decidere in maniera arbitraria di effettuare dei test “in produzione” che, per testare funzionalità nuove dell’applicazione (come la velocità di esecuzione o la capacità di portare avanti un aggiornamento, o ancora le prestazioni di scorrimento del feed di notizie, la reattività al tocco e i tempi di caricamento delle immagini), sono in grado di stressare la batteria degli smartphone degli utenti stessi, fino a farla scaricare del tutto. Si chiama negative testing ed è la pratica che un ex data scientist di Meta, George Hayward, ha avuto modo di osservare e di contestare nel novembre del 2022. Quando ha fatto presente alla figura apicale di riferimento per il suo lavoro che questa pratica avrebbe potuto creare più di un problema ai cittadini e agli utenti di Meta. Secondo la testimonianza, la risposta ricevuta dalla manager sarebbe stata che, attraverso il sacrificio di pochi, si sarebbero potuti aiutare molti utenti. Una logica non propriamente etica, soprattutto per un’azienda della portata di Meta, che sta già avendo un impatto molto forte sul normale svolgimento delle nostre esistenze, modificando le abitudini di gran parte della popolazione mondiale.

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Meta fa test sulle batterie degli smartphone e potrebbe causare problemi agli utenti

In seguito al problema osservato e fatto presente ai vertici dell’azienda, George Hayward ha avuto – come risposta – un licenziamento. Di conseguenza, il 33enne data scientist ha portato la questione di fronte al tribunale federale di Manhattan. Tuttavia, la causa è stata successivamente ritirata per procedere, al contrario, attraverso l’istituto dell’arbitrato (previsto dal contratto con cui Hayward era vincolato a Meta). Il legale di Hayward, in ogni caso, ha commentato al New York Post (la prima testata che ha publicato questo scoop), che il suo assistito continua a sostenere le motivazioni che lo hanno spinto davanti al tribunale federale. Soprattutto perché, a quanto pare, il documento interno che Hayward ha avuto modo di visionare e che spiegava come effettuare dei «negative test ponderati» è stato definito dal data scientist come uno dei più orribili che ha avuto modo di leggere nel corso della sua carriera.

Quali possono essere state le conseguenze di un test di questo genere? Sicuramente, il fatto che alcune persone potessero essere oggetto di un maggiore consumo di batteria per quello che riguarda i propri device potrebbe aver causato delle situazioni spiacevoli: si pensi all’improvviso consumo di tutta la batteria in un contesto di emergenza o in un contesto di lavoro. In ogni caso, anche il fatto che gli utenti non fossero avvisati per tempo potrebbe presentare dei problemi non da poco, come – ad esempio – quello di ritenere ormai obsoleto il proprio dispositivo mobile.

Documenti e risposte di Meta

Il documento a cui fa riferimento Hayward – un exhibit condotto a livello accademico (che è possibile visionare) – sostiene che questa particolare tipologia di test rappresenta «un metodo che misura l’impatto degradando intenzionalmente alcune esperienze dell’utente». A quanto pare, sarebbe stato utilizzato da Facebook per la prima volta nel 2016. I presupposti su cui si è basato il ricorso al tribunale da parte dell’ex data scientist di Meta sono le leggi che tutelano la proprietà privata dei cittadini negli Stati Uniti: non è possibile, infatti, danneggiare la proprietà privata senza il consenso diretto del cittadino. E la diminuzione del potenziale di una batteria di un dispositivo mobile rappresenterebbe proprio questa fattispecie secondo i legali di Hayward.

Meta si è difesa con una breve nota concessa a un altro quotidiano specializzato statunitense, The Register. L’azienda di Menlo Park sostiene che il licenziamento di Hayward non abbia nulla a che vedere con la questione legata alle sue proteste per i negative test. E afferma, allo stesso modo, che le sue accuse sono prive di qualsiasi fondamento.

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