Meloni si arrabbia con le giornaliste perché le fanno troppe domande
E sostiene che non le abbiano lasciato il tempo di rispondere
16/12/2020 di Gianmichele Laino
Giorgia Meloni a Cartabianca si arrabbia perché le fanno troppe domande. O meglio. Perché non riesce a rispondere alle domande incalzanti di Bianca Berlinguer e di Lucia Annunziata. La leader di Fratelli d’Italia arriva anche a dire: «Io so rispondere alle domande, se mi date il tempo. Se mi parlate sopra diventa difficile. Mi avete fatto 8 domande in un minuto, mi fate rispondere? Altrimenti me ne vado».
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Meloni a Cartabianca si arrabbia con Berlinguer e Annunziata
Occorre analizzare questa risposta della leader di Fratelli d’Italia. Soprattutto perché denota un comportamento che i politici stanno tenendo sempre più spesso nei confronterei talk show che li ospitano. È sempre più frequente, a livello di strategia comunicativa, andare in trasmissione senza contraddittorio, rispondendo unicamente alle domande dei giornalisti di turno utilizzando lunghe perifrasi che tendono ad allontanare lo spettatore dal fulcro della domanda stessa. Nel corso della puntata di Cartabianca del 15 dicembre, le insistite domande di Berlinguer e Annunziata erano legate proprio a questo aspetto comunicativo (che, in realtà, non appartiene soltanto a Giorgia Meloni).
Il problema di Meloni a Cartabianca
Un aspetto che, se evidenziato e sottolineato da una tempesta e da una raffica di domande, fa spazientire e mette il politico di turno sulla difensiva. Nel prosieguo della trasmissione, poi, Giorgia Meloni risponde esclusivamente alla domanda sul centrodestra e sulla coalizione, prendendo ancora una volta un giro troppo largo e – evidentemente – non sufficiente a esaurire la richiesta delle due giornaliste. Tant’è che Bianca Berlinguer deve intervenire con una nuova domanda su Matteo Salvini e sul ruolo della leadership del centrodestra.
Occorre spiegare che i talk show sono diversi dalle tribune politiche: i rappresentati dei partiti che frequentano trasmissioni come Cartabianca devono fare i conti con i tempi televisivi e con le domande dei giornalisti, non possono pensare di seguire il filo conduttore che loro stessi si impongono. Altrimenti è comizio, non è dialogo.