Martina Luoni ci ha insegnato come i social possono sensibilizzare su temi importanti

È stata lei a mostrare, grazie ai suoi profili, come fosse complicato per le persone fragili il mancato rispetto delle norme anti-Covid da parte degli altri

14/09/2021 di Redazione

In un mondo in cui i social network sono spesso veicolo di fake news sul coronavirus, di odio contro le persone che tendono a rispettare le regole e a seguire la profilassi indicata dalla comunità scientifica, Martina Luoni rappresentava senza dubbio un faro nella nebbia. Perché il suo modo di utilizzare i suoi profili in maniera positiva, per veicolare messaggi di buon senso attraverso il racconto delle proprie esperienze, era sicuramente una boccata d’ossigeno per quello che, oggi, è diventata la comunità del web. Martina Luoni aveva 27 anni: originaria di Solaro (Milano), era una paziente oncologica che la Regione Lombardia aveva coinvolto per le sue campagne di informazione sul coronavirus e sulla vaccinazione.

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Martina Luoni e il suo messaggio positivo sui social network

Sul profilo Instagram di Martina Luoni, oggi è comparso il messaggio che ha comunicato la sua morte: «Oggi la leonessa ha perso la sua battaglia, ora la sua bussola la porterà a caccia di nuovi tramonti, quelli che ha sempre sognato, sempre con il sorriso sulle labbra che nessuno potrà mai spegnere. Da oggi chiunque guarderà un tramonto si ricorderà della leonessa Martina».

 

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Testimonial della Regione Lombardia contro il coronavirus e per la campagna di vaccinazione, Martina Luoni non aveva interpretato questo ruolo per caso. Il suo percorso sui social network, attraverso i suoi 41mila followers su Instagram, aveva ispirato già tantissime persone, raccontando quotidianamente tutte le difficoltà delle persone fragili – come possono essere i malati oncologici – in cui non tutti, intorno a loro, fanno il proprio dovere di cittadini. La mancata protezione delle singole persone, chiaramente, comporta dei problemi anche per coloro che vivono intorno a loro. Aveva documentato tutto il percorso di cure contro la malattia che le era stata diagnosticata e aveva mostrato le difficoltà di accedere ai trattamenti oncologici in periodo di pandemia. Era stata fonte di ispirazione per la sua giovane età e per l’energia che aveva messo nel suo percorso di cura. Un percorso che era diventato pubblico – ed esteso a più persone possibile – grazie alla campagna promossa dalla Regione Lombardia e al suo video dal belvedere del palazzo in cui ha sede l’istituzione.

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