La mamma del ragazzo che ha aggredito Marta Novello: «Da quando è in Dad non è più lo stesso»

L'unica spiegazione che riesce a darsi la donna

25/03/2021 di Gianmichele Laino

Le parole della mamma del 15enne che ha aggredito Marta Novello, in una stradina isolata di Mogliano Veneto, sono quelle di una donna alla ricerca di una spiegazione che potesse giustificare un cambiamento improvviso del figlio con cui ha sempre vissuto. Oggi, innanzitutto, la notizia che riaccende la speranza è quella della 26enne che stava facendo jogging, che fino a ieri versava in gravi condizioni: adesso si è risvegliata dal coma. I medici dicono che se la caverà.

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L’aggressore di Marta Novello e il cambiamento dopo la Dad

È il Corriere della Sera a riportare le parole della madre del 15enne. Una donna che ha cresciuto il suo bambino da sola, che non ha problemi economici e che, pertanto, ha sempre vissuto una vita normale. Poi è arrivato il lockdown, la didattica a distanza, lo stop degli allenamenti delle squadre di calcio. Secondo la donna, è stata questa la molla che ha fatto scattare qualcosa nel ragazzino che ha aggredito e sottratto dei soldi alla vittima.

Le sue parole sono molto significative, soprattutto alla luce del periodo storico che stiamo vivendo. Perché se fosse davvero così, sarebbe l’ennesima testimonianza che, tra le emergenze del coronavirus, c’è senz’altro quella educativa che non può essere sottovalutata: «All’inizio aveva buoni voti all’istituto alberghiero che frequentava, poi è cominciata la didattica a distanza e lì è cambiato. Negli ultimi tempi aveva grosse difficoltà a seguire le lezioni: non sopportava l’idea di dover restare chiuso in casa, quasi si sentisse in gabbia». La donna dice che suo figlio ha perso equilibrio.

Ieri, abbiamo assistito a uno strano valzer dei giornali italiani, impegnati nella definizione dell’origine del giovane aggressore. Una polemica strumentale, dal momento che il ragazzino è nato e cresciuto in Italia, insieme alla madre italiana e ai nonni materni. Come al solito, un equivoco che non fotografa bene la dimensione del problema. Perché qui non si tratta di un’aggressione che si porta dietro motivazioni etniche (se mai ce ne fossero anche in altri casi analoghi). Ma di una tragedia dell’isolamento e dell’alienazione. In casa, davanti allo schermo di un pc, i ragazzi stanno perdendo tutti i propri punti di riferimento.

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