Non è bastata, al giornalista Marco Rizzo, una “foto con capelli” per evitare la shitstorm

È stato raggiunto da messaggi di insulti dopo il tweet di Marco Rizzo il politico a Michail Gorbaciov

31/08/2022 di Gianmichele Laino

Quando si parla di analfabetismo funzionale, potete sicuramente mostrare questo semplice caso di scuola. Mettiamo che Marco Rizzo – leader del Partito Comunista ed esponente di spicco di quel movimento conosciuto con il termine rossobrunismo – scriva un tweet molto brutto dopo la morte di Michail Gorbaciov. Marco Rizzo è molto conosciuto, ha una grande esposizione mediatica, frequenta le stanze della politica da anni: il suo volto è bene impresso nella mente dell’elettore medio. Mettiamo, ancora, che esista un altro Marco Rizzo, giornalista e molto attivo su Twitter. Quanto ci scommettete che orde di analfabeti funzionali arriveranno sotto al suo profilo a insultarlo per il tweet scritto da qualcun altro? E, in effetti, è quello che è successo.

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Marco Rizzo e l’analfabetismo funzionale che non distingue gli omonimi

È come se su Twitter – o su qualunque altro social network – non potesse esserci spazio per le omonimie. Lo abbiamo visto anche in diversi altri casi che abbiamo analizzato (da quello della quasi omonima della campionessa olimpica di Curling, fino ad arrivare agli scambi di persona tra utenti comuni e persone che si sono macchiate di delitti inenarrabili, passando per la cantante Noemi che è stata taggata in un post di insulti rivolto alla nuova fiamma di Francesco Totti).

Il tweet del politico Marco Rizzo, ormai, lo conoscete tutti. Ha scritto: «Era dal 26 dicembre 1991 che avevo aspettato di stappare la migliore bottiglia che avevo». Seguiva foto di champagne, a sottolineare la rabbia covata per tanto tempo nei confronti di Gorbaciov che – evidentemente – il leader del Partito Comunista ascrive tra i responsabili negativi del crollo dell’Unione Sovietica. Su Twitter, quasi ad anticipare lo shitstorm, l’omonimo del politico, il giornalista Marco Rizzo – che ben conosce i meccanismi della comunicazione e che, quindi, si aspettava sicuramente una reazione di questo genere – aveva cercato di anticipare gli haters con un paio di mosse a sorpresa.

Il tweet in cui diceva «Qualora qualche mio tweet dovesse offendervi, comunque, prendetelo come una provocazione dadaista» arriva in seguito a quello in cui si mostrava in foto, proprio per allontanare qualsiasi equivoco legato all’omonimia:

La foto con capelli, però, non è bastata. «Preciso che Giorgio e Carlo – ha scritto il giornalista mostrando degli screenshot di insulti ricevuti – hanno commentato sotto la mia inequivocabile foto dei capelli». E poi ancora: «In questa giornata folle posso capire chi mi tagga per sbaglio, ma chi viene a insultarmi PROPRIO SOTTO i tweet dove preciso che io NON SONO QUELL’ALTRO fa davvero perdere fiducia nell’umanità». Come dargli torto? Del resto, da un social network in cui Gorbaciov è stato ricordato principalmente per il suo spot su Pizza Hut, non ci si aspettava molta capacità di discernimento.

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