Ma il 5G, in Italia, funziona?

Una panoramica sui dati del funzionamento delle reti di 5^ generazione nel nostro Paese

04/04/2023 di Enzo Boldi

Negli ultimi giorni si è tornati a parlare dello stato dell’arte del 5G in Italia. Il motivo è meramente politico, visto che la Lega ha bloccato il riferimento all’aumento dei limiti elettromagnetici (necessari per rendere più performante la rete ad alta velocità) che era stato inserito dallo stesso governo all’interno del ddl Concorrenza. Al netto delle decisioni legislative, questa notizia ci dà lo spunto per poter parlare dello stato dell’arte della connettività mobile nel nostro Paese, perché stando agli ultimi report la situazione mostra dei chiaro-scuri e delle contraddizioni piuttosto evidenti.

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Perché, stando all’ultimo report DESI (indice dell’economia e della società digitale), l’Italia è al vertice per quel che riguarda la copertura 5G. Le tabelle pubblicate nell’ultimo report, infatti, indicano una copertura compresa tra il 96 e il 99,7% della popolazione.

Stando a questo grafico, sembra che la situazione del 5G in Italia sia rosea, di gran lunga superiore alla media europea (pari al 65,8%). Ma non è propriamente così, perché questo dato (al netto della crescita del nostro Paese, che deve essere necessariamente messa in evidenza) è “viziato” dalla modalità di calcolo: questo range non distante dal 100%, infatti, è determinato dal Dynamic Spectrum Sharing, ovvero dalla possibilità degli operatori di sfruttare lo spettro delle frequenze utilizzate per il 4G nel calcolo totale della copertura del 5G. In realtà, prendendo come riferimento un dato più puro (quello del non-stand-alone, ovvero le frequenze 5G che si basano su infrastrutture 4G) l’Italia scende clamorosamente al 7,3%, nei posti più bassi della classifica europea (dietro di noi solo Polonia, Germania, Ungheria e Svezia).

5G in Italia, nel nostro Paese funziona veramente?

Questione di infrastrutture. Anche perché, stando all’attuale norma in vigore (che doveva essere modificata dal ddl Concorrenza, prima dell’intervento della Lega), il limite elettromagnetico è pari a 6 volt/metro (per quel che riguarda i territori con una elevata densità di persone). In passato, venne bocciato un emendamento di Italia Viva che aveva l’obiettivo di innalzare di dieci volte quel vincolo (intorno ai 61 volt/metro, equiparando il nostro Paese alla media europea, pur rimanendo molto distante ai numeri di Francia e Germania). E questo, nonostante parte dei fondi del PNRR siano stati stanziati per colmare quel gap, questo limite molto basso non permette alle aziende di investire in infrastrutture. Di fatto, la situazione reale (messa in parallelo con altre realtà UE) è quella racchiusa all’interno dell’ultimo report di OpenSignal.

L’Italia è nelle posizione più basse per quel che riguarda la velocità di download in 5G in Italia e tutto ciò va di pari passo anche con la velocità di download del 4G nel nostro Paese e il confronto tra lo stesso parametro in 4G e in 5G.

Come detto, però, a livello di copertura l’Italia è ai vertici della classifica europea. Il dato, però, si basa sul Dynamic Spectrum Sharing.

Il Dynamich Spectrum Sharing e la Standalone

Di cosa stiamo parlando? Proviamo a spiegarlo. Il DSS è una tecnologia che permette di sfruttare in modo più efficiente lo spettro radio e, dunque, di supportare una transizione graduale dalle reti 4G alle reti 5G. Entrando più nel tecnico, possiamo dire che nel 5G il DSS consente di condividere “dinamicamente” lo spettro radio tra le reti 4G e 5G, utilizzando la stessa banda di frequenza. In questo modo, le reti 5G di utilizzare lo spettro radio esistente, senza la necessità di acquisire nuove frequenze radio o di rimuovere le reti 4G esistenti. Il DSS, dunque, si rivela una tecnologia importante per la transizione tra 4G e 5G.

Questo vuol dire che c’è una dipendenza diretta tra le due generazioni di connettività mobile, con il 5G che continua a essere strettamente dipendente dal 4G. Ma il futuro dovrebbe rispondere al nome di “Standalone“, al fine di garantire una “purezza” nelle connessioni attraverso il 5G. Si tratta di una modalità di implementazione delle reti 5G basata su un’architettura indipendente dalle infrastrutture già esistenti. Una architettura di rete è basata su una struttura di rete a servizi virtualizzati e cloud-native, che consente di supportare una maggiore flessibilità e scalabilità delle reti wireless. Questo permetterebbe di avere una latenza molto bassa che porta a una maggiore velocità nella connessione. Ma questo sistema, in Italia, è una vera goccia nell’oceano.

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